Se siete in cerca di giudizi o sentenze anticipate sulla vicenda giudiziaria di cui tutta Parma sta parlando, qui non ne troverete: mi bastano e avanzano tutti quelli che ho letto in questi giorni sui social, con toni – da una parte e dall’altra – spesso disgustosi. Nè parlerò di persone che non conosco (confesso che da giornalista parmigiano mi sono sentito in difficoltà quando ho letto la prima volta il nome seguito da “notissimo a Parma”, ma del resto un’azienda che produce moda giovane non è esattamente al centro dei miei interessi di 60enne demodè).
In compenso, sarebbe importante che al di là dei risultati dell’inchiesta, ovviamente importantissimi e comprensibilmente molto attesi da tutti, noi parmigiani riuscissimo a ricavare dalla vicenda qualche riflessione di sostanza, che può essere valida qualunque verità alla fine ne esca. Già solo da ciò che sappiamo, infatti, qualche spunto c’è.
E la sintesi “migliore” è forse quella di un legale, che nella difesa del suo assistito ha evocato le atmosfere di “Cinquanta sfumature di grigio”. Neppure su libro e film leggerete qui grandi dissertazioni: personalmente ne ho avuto abbastanza di alcune scene sbirciate in tv, ma non sarò certo io (che semmai nei giorni scorsi ricordavo la bestialità dell’aver mandato al rogo come “scandaloso” l’Ultimo tango di Bertolucci: quella sì un’opera d’arte) a bacchettare gli amanti della trilogia sfumata o delle sue applicazioni alla quotidianità. Ognuno, a casa sua, fa come gli pare.
Purchè, e qui sta il punto, nessuno sia privato della propria libertà. Ed è lì che il discorso dovrebbe librarsi un po’ al di sopra di Pesci, pusher, eventuali escort e sex toys (tutto da dimostrare e chiarire, ovviamente). No, il problema vero che va ben al di là di un pur coinvolgente caso giudiziario, è il valore che oggi noi diamo alla vita nostra e altrui.
Pesci, come dicevo, è persona che non conosco. Ma dobbiamo riconoscere una qualche genialità a chi riesce ad imporre una idea originale e di successo in un campo affollato e complicato come la moda. E però, vien da chiedersi, oggi in carcere che cosa se ne fa di questa genialità? E viene evidente e naturale il paragone con Matteo Cambi: anche lui artefice geniale del boom della margherita e poi partito per la tangente, diversa ma con il comune denominatore della droga. E già in passato abbiamo visto nomi illustri della storia economica di Parma cadere di fronte alla stessa tentazione e allo stesso disastro.
Non amo le generalizzazioni, ma è veramente molto parmigiano questo non sapere fermarsi ed accontentarsi. E anche senza parlare di droga, non mancano certo altri esempi di aziende che da un’intuizione straordinaria sono poi finite per voler cavalcare una ambizione smisurata: in almeno due casi, il nome Parma compreso nella ragione sociale ha poi dato alla notizia una risonanza e una ricaduta peggiori nei confronti dell’immagine della città.
Ma senza pensare a questi come casi particolari e isolati, la nostra parmigianissima propensione ad allargarci la si vede ogni giorno, specie ora che Facebook ha armato ognuno di noi di un palcoscenico scritto e social. Noi parmigiani siamo ogni giorno professori di tutto: di Giustizia (vedi appunto il caso Pesci dove le social-sentenze sono state emanate a centinaia), di Politica, di Giornalismo, ovviamente di Calcio…
A Reggio una volta dicevano che “i Parmigiani credono che le loro mille lire siano più grosse”, che è una splendida battuta per inchiodarci alla nostra megalomania e alla nostra aria di superiorità anche laddove è ingiustificata. Ecco: siamo nel terzo millennio e non ci sono più neppure le mille lirec che almeno di “nostro” avevano Verdi. Ma sono rimaste la presunzione, l’ingordigia e una inedita e bruttissima aggressività che forse a sua volta è spesso specchio della diffusione di sostanze brucia-cervelli.
Dalla città godereccia, seppur grossolana, degli scandaletti anni’70 o di certi scritti di Bevilacqua siamo passati alle Cinquanta sfumature di grigio e alle Migliaia di piste di coca e contorno. Quanto si goda, in una vita simile, personalmente non lo so, ma l’impressione è che le vere Sfumature non siano di piacevole sesso e di divertimento durevole: a sfumare davvero è semmai l’essenza di una città che ha sempre saputo divertirsi e sorridere. Ma con umanità, e forse anche con più felicità.
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