C’è tutto il senso di un’epoca, in questo fotogramma di Tv Parma (quanto sono orgoglioso delle ore e ore dedicate all’archivio con Fabrizio Bertolotti…). C’è lo stile Barilla del “signor Pietro”, c’è l’applauso sincero del Consiglio comunale e con esso della città. Ci sono sullo sfondo gli altri premiati con la medaglia: Riccardo Brizzi, Renzo Del Chicca, Aristide Foà e l’Assistenza pubblica con il presidente Ferrari…
Eccellenze vere, cui facevano da corona per gli attestati nomi come Giuseppe Clerici, Giordano Ferrari, Eminia Marasi, Claudio Piazza, Renato Scrollavezza, don Luigi Valentini e Luigi Vicini. E c’è il senso di un’epoca anche nell’indimenticabile e serissimo volto (pronto poi a sciogliersi nel sorriso fuori dalle cerimonie) del cerimoniere cav. Ferrari, davanti ai banchi della giunta presieduta dal sindaco Lauro Grossi che ebbe l’idea dei premi del Patrono.
Ho sempre vissuto con grande intensità, da cronista e soprattutto da cittadino, la giornata di Sant’Ilario, da quell’ormai lontano 1987. Con l’attenzione delle cronache per i discorsi dei vari sindaci che si sono succeduti (sei), ma soprattutto per quelle storie parmigiane che ci venivano additate come esempio.
Certo, sappiamo bene che non tutti meritavano il premio e che non tutti ne sono rimasti degni dopo averlo ricevuto. Ma in fondo anche queste sono lezioni parmigiane: in una città dove spesso genialità e ingordigia, a volte spinta ai limiti delle leggi, si sono più volte abbinate.
Molto molto più spesso, però, nei premi Sant’Ilario si sono incarnate le qualità migliori della nostra gente: il rigore, l’umiltà di tanti che pure hanno raggiunto i vertici nei rispettivi campi (diversamente dal parmigiano parvenue ed esibizionista), la solidarietà e la voglia di aiutare gli altri e la collettività.
Al Sant’Ilario e a queste caratteristiche si lega anche una delle mie più belle esperienze da cronista, quando portai in Piazza Garibaldi i due premiati del 2005: due personaggi squisiti come Pier Luigi Bacchini e Giacomo Rizzolatti. “Il poeta, lo scienziato e Parma” fu il titolo di quella chiacchierata che mi gustai come poche altre del mio adorato lavoro.
Ecco, tornando a quel fotogramma del 1987 dovremmo chiederci fino a che punto la Parma di 32 anni dopo mantiene intatto quello spirito, quella dedizione alla collettività (oltre che al proprio lavoro individuale) e quel rigore. Forse è questo il vero regalo che oggi, nell’epoca dei confronti sterili e spesso sciocchi dei social, dovremmo chiedere a Sant’Ilario…
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