Annodarsi la cravatta per…restare in casa. La giacca, le scarpe nonostante l’inquadratura a mezzobusto (quanti esami in pantofole stanno postando gli studenti in questi giorni sui social…). E’ l’inizio surreale di una giornata surreale, che però è giusto sia il più possibile simile alla festa che è sempre una laurea. E allora la cravatta (nonostante l’allergia che mi deriva da 24 anni di cravatte da tg) è un piccolo segno
di “solennità” e di rispetto che voglio dare ai miei 12 laureandi.
Li ho visti arrivare in studio: chi con un progetto chiaro, chi con le idee confuse, chi mi cercava da relatore e chi da correlatore. Chi ha proceduto come un panzer, chi a un certo punto ha cambiato l’argomento della tesi, chi ha ultimato il lavoro in anticipo, chi ha voluto arricchirlo quasi in tempo reale inserendo proprio un capitolo su questa gigantesca emergenza del coronavirus.
Per qualcuno ho dovuto infondere entusiasmo e fiducia, con altri ho dovuto schiacciare il freno per evitare rischi di voli pindarici. Ma tutti hanno lavorato seriamente: e continua a colpirmi positivamente il comportamento di questa giovane generazione a volte snobbata, a volte semplicemente non capita (come del resto è un po’ destino dei giovani di tutte le epoche…). E spesso con titoli che più che alla tesi sembrano già riferirsi a un progetto per il futuro, con quella speranza di cambiare un po’ di mondo che è giusta e doverosa a 25 anni: gli sprechi di cibo, la questione migranti, il calcio al servizio delle dittature (Argentina ’78)… Oppure progetti originali che magari potranno trovare domani un editore.
Ci si immerge tutti insieme nella piattaforma video della riunone a distanza, che a parte un intoppo funziona efficacemente: ci stanno anche qualche discussione laureando-docente e qualche battuta. E in qualche modo ci si guarda negli occhi anche senza guardarsi. Fa sorridere che qualche supporter, a sua volta in videoconferenza come ospite, invii incoraggiamenti via chat, che però in questo modo transitano sotto gli occhi di tutti… In altri contesti sembrerebbero mancanze di rispetto alla cerimonia: qui finiscono per donare un po’ di spontanea umanità alla tecnica freddezza dell’aula virtuale.
Poi le proclamazioni: qualcuno vola verso la meritata lode, qualcuno magari si sarebbe aspettato di più, tanti sorridono soddisfatti. Come avviene normalmente in tutte le cerimonie di lauree: ma è soprattutto qui che senti la mancanza degli abbracci fra laureati e parenti, delle strette di mano e dei complimenti a chi hai accompagnato a quel traguardo, delle corone d’alloro (anche se una fa capolino nel video), dei tappi che saltano all’esterno per i primi brindisi.
Torneranno anche quelli, torneremo sotto i Paolotti, torneremo a vivere. Intanto complimenti e in bocca al lupo, Dottoresse e Dottori! 🙂
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