Mi fermo un momento nel chiostro, a sistemare i libri in borsa prima di uscire, e la vedo lì sulla panchina di fianco.Non so come si chiama: è una dolcissima minuta signora, che da quando sono all’Università mi saluta e ogni volta mi fa festa ricordando i tempi del telegiornale di Tv Parma. La prima volta

che mi riconobbe e tornò indietro per rimarcare quegli anni “indimenticabili”, i miei studenti – tutti di fuori Parma – rimasero fra stupiti e divertiti per quell’insolito e curioso tele-amarcord.La saluto e lei, a sua volta con mascherina regolamentare, mi viene incontro e a bruciapelo mi chiede se conosco il motivo per cui il Palladio venne chiamato così.

Confesso la mia ennesima ignoranza, e allora lei estrae un fogliettino scritto a mano e mi spiega che Andrea di Pietro della Gondola fu così appellato da Gian Giorgio Trissino nel senso di «colui che è sacro a Pallade Atena», divinità greca protettrice delle arti.“Bello, vero?” mi dice. E aggiunge: “L’ho sentito in tv e mi è venuta voglia di scriverlo”, e ripone in tasca quel minuto pezzo di personale enciclopedia che ha voluto poi portare con sé e poi trasmettermi.

La guardo quasi incredulo, la ringrazio e mi avvìo all’uscita pensando che ho appena assistito alla prima, bellissima lezione dell’Università nel dopo-emergenza: quasi un’edizione straordinaria. Perché che cosa c’è di più chiaro e di più esaltante nell’Università che il trasmettere e condividere Sapere? Avere sempre la voglia, anche nell’età di questa signora, di imparare qualcosa, per crescere ma anche per non tenerla per sé.Esco e non vedo l’ora di tornarci, perché ora mi è davvero chiaro che cosa ci aspetta e che cosa deve vederci impegnati come non mai: studiare e imparare per poi condividere la Cultura. Sempre.

🙂
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