In questa immagine c’è il simbolo della beffa di Schia come di tante altre stazioni sciistiche in questo 2021 che sembra ancora tanto un prolungamento del 2020. La bellezza della neve e del cielo del nostro Appennino e quegli impianti fermi, bloccati proprio nelll’inverno più bello e nevoso degli ultimi anni. Con in più
quel contrordine arrivato all’ultimo momento che ha gelato il weekend e le speranze di tante località fra Appennino ed Alpi.
Di quella tempistica sbagliata e irrispettosa si è già detto tutto: magari sarebbe bello ascoltare, nel discorso della fiducia, le scuse e l’impegno del presidente Draghi. E vedere arrivare, in tempi e quantità ragionevoli, indennizzi e restori, dopo l’annullamento delle tante prenotazioni.
Però, a proposito di prenotazioni, c’è un’altra faccia della medaglia di cui si è parlato poco. Il Paese è in ginocchio, e forse il peggio deve ancora arrivare sul versante economico, pesando a quando cadrà il divieto di licenziamenti nelle aziende più colpite dalla pandemia (anche se si spera che anche la classe imprenditoriale faccia la propria parte e che il coronavirus non serva da copertura per ridimensionamenti di organici). Ma non tutto il Paese è in ginocchio: c’è chi dalla pandemia non è stato colpito e c’è chi comunque ha ancora tanta possibilità di spesa. E chi ha continuato a percepire stipendio o pensione ha inevitabilmente speso meno del solito e quindi accumulato più risparmio.
Allora, se è vero che tocca anzitutto allo Stato farsi carico di questa situazione, è triste vedere che nella nostra società non ha alcun ruolo la solidarietà. Si potrebbero lanciare campagne mirate e studiate, almeno per una parte delle categorie coinvolte. Chi sarebbe andato a sciare potrebbe “adottare” uno skilift, altri potrebbero “adottare” un ristorante… Una sciata o una cena virtuali: un contributo una tantum per dare ossigeno a chi ne ha bisogno, magari prevedendo poi un meccanismo di restituzione, sotto forma di sconti quando le varie attività potranno davvero ripartire. Idea ingenua? Può darsi, ma in queste ore leggo che lo splendido Central Park di New York, per la prima volta in rosso dopo 40 anni con un buco di 10 milioni di dollari, si affiderà ad una raccolta fondi, con le donazioni deducibili dalle tasse. Perchè non studiare anche da noi qualcosa di simile?
E forse, allora, da questa pandemia usciremmo sì – come si disse all’inizio. davvero un po’ migliori…
Febbraio 17, 2021 il 11:33 pm
Articolo retorico, lennonista al massimo. Ma come si fa a paragonare Central Park con un ristorante? il Parco di NY è un bene pubblico, amato dalla città, e i newyorkesi hanno fatto un fundraising per la manutenzione di un asset della metropolitana.
Balestrazzi si chiede “L’idea è ingenua”?
Secondo me non è ingenua. E’ demenziale. Il fundraising applicato ad una società di capitali privati non si è mai visto e fa parte della natura umana non farlo. Facciamo un’esperimento: anzichè fare la proposta doni ad esempio 1.000 euro ad un ristorante di Parma. Lo faccia siccome lei è pensionato da reddito garantito, pubblichi il bonifico e si faccia promotore anzichè suggerirlo agli altri. Lo faccia. Poi chieda ad altri di fare lo stesso. Non la seguirà nessuno. Esiste una differenza tra un bene pubblico e privato.
Ecco perchè l’idea è demenziale, lennonista, un mondo bucolico che non esiste.
Anzichè fare proposte lennonistiche bisognerebbe fare attenzione a come lo Stato spende i soldi perchè è lo Stato che deve aiutare le imprese come stanno facendo altri Paesi. Se tanti soldi dello Stato finiscono nella corruzione, o negli apparati della Pubblica Ammnistrazione o finanziare cooperative dove vengono creati posti di lavoro postici e inventati dal nulla vere e proprie mangiatoie comprendiamo bene come questi negozi, queste attività che chiudono potrebbero essere agevolmente aiutate se tante risorse pubbliche non finissero in certe mani.
E non è un caso chi lavoro nella sanità (negli uffici), nelle cooperative, in quel partito, nei sindacati viva in un mondo lontano dalla realtà. Anzichè fare queste proposte utili come il tempo che fa oggi si pensi a chiudere i rubinetti al “parassitame” e allo spreco di soldi pubblici per inutilità
Febbraio 17, 2021 il 11:42 pm
Con il termine lennonista non sto neppure a perdere tempo. Pubblico il commento per spiegare all’anonimo che invece la parola “demenziale” lo dovrà tenere per qualche suo sodale a casa sua o al bar: qui chi non conosce l’educazione finisce nel cestino. Buonanotte
Febbraio 18, 2021 il 5:01 pm
E’ molto permaloso, e non accetta critiche, sembra quasi seduto su piedistallo (mi chiedo con quale meriti poi).
-Lennonista non è un insulto ma è un aggettivo attribuito ad un’idea che fa intenere quel mondo bucolico, retorico, peace and love ma poi anzichè andare in via Trento, via Palermo, via Venezia al prendere il caffè si va davanti al Duomo di Parma. O chi fa la fila alla festa multiculare ma poi non va mai a prendere qualcosa negli african market “, perchè calato il sipario è molto meglio mangiare i tortelli d’erbetta, o fare due chiacchiere con un pramzan dal sas che con una risorsa di via Palermo. In questo mondo bucolico peace and love calza a pennello l’idea della gente che da dei propri soldi per uno spirito Robinhoodiano ad una società privata come un ristorante.
-Demenziale non è un parola non educata, ma è un aggettivo riferito ad un’idea impraticabile e nel gergo musicale indica un qualcosa basato su elementi paradossali.
Spero solo che non abbiamo passato giorni per farsi venire in mente un’idea del genere. Ma questo da anche l’idea di Parma.
A Parma manca proprio intellettuali veri che forse è dall’epoca dei Farnese che non ne abbiamo qua.
Febbraio 18, 2021 il 5:16 pm
Permaloso sì. Ma sopratutto detesto i professorini che non ci mettono neppure la faccia. E comunque preferisco mille volte il “lennoniano” mondo “peace and love” a quello con cui ci misuriamo quotidianamente: quello sì demenziale, egregio Gismondo o chi per esso.