Mi dispiace e mi delude leggere da più di una persona che conosco una serie di distinguo che approdano a una conclusione: non dare solidarietà a Giorgia Meloni per gli insulti ricevuti da un docente dell’Università di Siena.
A casa mia,
se il professor Giovanni Gozzini si permette di etichettare una donna come “vacca” e “scrofa” non ci deve essere alcun dubbio. Prima ancora di sapere chi fosse la persona offesa, credo che tutti noi non dovremmo avere alcuna esitazione a condannarlo, e a solidarizzare con chi ha ricevuto queste offese: che sia Giorgia Meloni o chiunque altra. Dico tutti noi e aggiungo “tutte”, perchè mi immaginerei le donne in prima fila, anche se ripeto che l’indignazione dovrebbe coinvolgere chiunque.
Sono ovviamente d’accordissimo anche sulla sospensione del docente, e spero anche del suo stipendio, per tre mesi, così come ci dovrebbero essere provvedimenti ancora più gravi (ovvero il licenziamento) in caso di mancato ravvedimento e quindi di recidiva. Perchè è evidente a tutti che chi parla in quel modo non è e non può essere adatto ad essere docente universitario: e se sbagliare è umano, perseverare sarebbe inaccettabile.
Poi, questo sì, ricorderei all’on. Meloni e a tanti indignati di queste ore, che lo stesso atteggiamento deve però valere sempre. Doveva esserci quando un tuttora candidato premier etichettò l’allora Presidente della Camera Laura Boldrini come “bambola gonfiabile” (e poi Grillo fece anche peggio); deve e dovrà esserci per le battutine sulla Carfagna o sulla Boschi…Insomma deve esserci sempre: per ogni donna offesa, e ovviamente anche per ogni uomo che subisse lo stesso trattamento.
Non ci possono essere dubbi o distinguo o giustificazioni: altrimenti, in un colpo solo daremo un alibi ai troppi odiatori che circolano sui social (anche i social parmigiani, ma queste solitamente sono miserie) e non avremo argomenti quando le offese provenissero da altre parti, se non avremo condannato quelle di oggi.
E’ un periodo delicato, pieno per tutti di stanchezza e demoralizzazione. Ma è proprio in questi momenti che si vede lo spessore vero delle persone: dai leader politici a noi semplici cittadini. E l’odio è nemico di tutti: anzitutto di chi lo pratica, anche se fatica a rendersene conto…
(Le foto di Giorgia Meloni e Laura Boldrini sono tratte dai rispettivi profili Wikipedia)
Febbraio 24, 2021 il 11:56 am
Caro Billy,
trovo l’articolo di spessore, di contenuto e di concetto, ma pur sempre retorica! Condivido che “Solidarietà” è una bella parola dal contenuto alto e che non ci dovrebbero essere distinguo nel applicarla. Credo però anche che un termine, una parola o un aggettivo sia anche espressione fatta di sfumature. Sfumature nelle pratiche, nel concreto che si vede nel quotidiano. Spezzare la catena del male sta anche nel comprendere bene che intenzione diamo alle parole e se, come ben dici, la solidarietà andrebbe applicata sempre non si può prescindere dal come. Abbiamo tanti esempi di mancata solidarietà con i fatti anche se a parole gli stessi che non la applicano la sventolano ogni “tre per due” o a convenienza. Ma tutti, me compreso sia chiaro, quando ci tocca da vicino ci facciamo poi travolgere o dalla demagogia o facciamo finta di niente. E’ un po’ come la parola “perdono”: ho imparato che si può NON perdonare ma comunque empatizzare, e magari diventare pure amico/a con chi non hai perdonato (sembra strano vero, ma ho tanti esempi concreti in merito). Ti permette di chiedere conto dei torti subiti, di confrontarsi e di comprendere i motivi per far si che quelle motivazioni oltre a venir meno facciano in modo che alcune dinamiche vengano superate o almeno diminuite, e non siano giustificazioni. Ma è chiaro che bisogna essere in due a volerlo. Per questo credo che invece ogni volta si instilla un dubbio, se proposto con equilibrio ed in maniera costruttiva, sia un bene ed è importante per cambiare (perché si può cambiare). Si può essere contro all’uso della aggressione verbale e nello stesso tempo non solidarizzare con chi ne fa uso e poi lo subisce, altrimenti che faccio? Dovrei solidarizzare con un docente che perde un posto di lavoro?? No, non solidarizzo per niente, ma cerco di fare in modo di riconoscerlo in quanto essere umano che sbaglia e magari fargli fare un “dietrofront” e, come mi ha insegnato una cara amica ed un caro amico di Brescia che hai avuto modo di conoscere, non è il carcere, un ammenda o sanzioni pesanti che restituiscono alla società persone migliori. Giuste le pene, ma non bastano come deterrente se vogliamo costruire una società migliore a livello culturale. Se teniamo solo le “pene”o le sanzioni, cosa che purtroppo accade, continueremo ad acuire i problemi, anziché risolverli, ed a creare inconsapevolmente dei mostri dal basso delle nostre flebili certezze. Ma vale anche il contrario: non basta solo empatia e/o comprensione. Un caro saluto
Max
Febbraio 24, 2021 il 12:56 pm
Rispetto la tua opinione ma io credo che ragionare così sia il contrario della retorica e sia invece molto concreto. Le “punizioni” non sono certo in alternativa alla battaglia culturale che, sono d’accordo, è la battaglia che conta. Ma neppure possiamo accettare l’impunità, specie per chi riveste un ruolo pubblico e educativo come un docente. Per il resto, a me sembra retorica quella dei distinguo: cioè di chi “non solidarizzo con la Meloni perchè anche lei ecc. ecc.” Ma solidarizzare oggi con la Meloni per questa offesa ti dà la credibilità e la forza per condannare domani la meloni quando dirà lei una cazzata. E’ la solidarietà a targhe alterne la vera retorica, perchè fa da alibi a chi continuerà domani a costruire la cultura dell’insulto: e chi tace oggi non potrà poi condannare domani.
Febbraio 24, 2021 il 1:08 pm
Si, condivido in parte, vorrà dire che giustificherò un collega o una persona che ne difende una/o che viene licenziata a prescindere da ciò che ha fatto. No, Billy, io rispetto molto il tuo lecito e rispettabile punto di vista, ma non riesco a ragionare a compartimenti stagni. Non si tratta di solidarizzare: la condanna ai modi è unanime. La solidarietà, come anche il perdono sono concetti molto più alti che, come dicono sempre quei cari amici che lo hanno vissuto sulla loro pelle, non devono metterci in rapporti verticali o portatori di verità. Per questo sostengo che è retorico semplificare sul “o bianco o nero”…le sfumature sono quelle che ci aiutano ad ascoltarci e ad agire per il bene collettivo, per i nostri figli. Condannare il docente. ma poi solidarizzare con chi, come il professore, chiede la gogna mediatica per il professore stesso e allo stesso tempo non ha mai preso posizioni nei confronti di Donne come lòa Boldrini, lo trovo un terreno scivoloso. Tendenzialmente solidarizzo con chi mette in discussione le cose a tutto tondo e non a seconda di quando dove e con chi accade.
Un Caro saluto
Max
Febbraio 24, 2021 il 1:30 pm
Allora forse non hai letto, perché l’articolo dice proprio di condannare a tutto tondo e non a seconda di quando dove e con chi accade… 😊
Febbraio 24, 2021 il 1:33 pm
Infatti, se hai letto, ho scritto che condivido in parte! Concordiamo che si condanna a tutto tondo…ma questo non vuol dire che si solidarizza con chiunque. Mi sembra altrettanto molto chiaro!
Febbraio 24, 2021 il 2:12 pm
Cercherò di essere più chiaro. Io dal tuo articolo capisco che bisgna solidarizzare con la Sig.ra Meloni Ora, la Sig.ra Meloni non ha mai solidarizzato con la Sig.ra Boldrini, e la Sig.ra Liliana Segre, se lo avesse fatto avrebbe tiutta la mia solidarietà. In questo caso ha solo la mia condanna al professore che la ha insultata, ed all’aggressività verbale o le offese in generale da qualsiasi parte vengano. Professore che, titolare di una cattedra ha sproloquiato e che va condannato senza se e senza ma. Ma, mi dicono (non lo ho verificato), che per questo suo gesto sia stato a sua volta insultato quindi, secondo il tuo concetto di solidarietà, dovrei solidarizzare anche con il professore?? No, mi spiace, condanno questo atteggiamento violento ma non solidarizzo con nessuno dei due. Ma, come te e su questo siamo concordi, condanno l’aggressività verbale, l ruvidità e gli atteggiamenti irruenti senza sorte di giustificazioni, perchè proprio per questo che il “leitmotiv” è sempre….”e allora lui?…o allora lei?”. Si cambia mettendosi in gioco negli errori e non vivendo di semplice solidarietà. Un caro saluto
Max