Sono stato testimone della nascita di questo libro, e della caparbia azione di ricerca e denuncia da parte di Francesco Picucci, che si presenta come “disabile talidomidico” ma è in realtà un vulcanico e simpaticissimo maratoneta di giuste cause. Come questa, che lo riguarda anche personalmente ma è soprattutto una delle più scandalose vicende

legate alla sanità. Che è imperfetta, come ogni attività umana, ma che certo non può poi girarsi dall’altra parte di fronte ai suoi, a volte tragici o gravissimi, errori.

La Talidomide è appunto uno di questi terribili errori. Ed è una vergogna che se ne debbba ancora parlare a distanza di oltre mezzo secolo, perchè non si è fatta completamente giustizia.

Ecco perchè, quando Francesco mi ha chiesto un contributo al libro che con grande determinazione e concretezza lui e Antonio Ciuffrida hanno saputo realizzare, congiuntamente ad un importante convegno, è stato un onore scrivere un articolo, da cui ora traggo uno stralcio, con la speranza di contribuire a diffondere il libro e soprattutto questa sacrosanta battaglia.

“Sfortunè”. Mi riaffiora dal dialetto, e dal passato, questo aggettivo che ai tempi della mia infanzia ho sentito spesso associare a persone con handicap.
(…) Ci sono parole, oggi quasi scomparse, che è ancora tempo di rievocare. Talidomide, ad esempio. Lessi e ascoltai tante volte quel termine, ma oggi faticherei a ricordare l’ultima volta che la talidomide è comparsa in qualche tg. Storie del passato, verrebbe quindi da pensare: da relegare ai tempi della guerra fredda, dei film di Don Camillo, di Nilla Pizzi o Claudio Villa…
No, a quanto pare non è così. E dobbiamo quindi essere grati e al fianco di chi sta combattendo una battaglia non solo contro la “sfortuna” di cui si diceva, ma contro le colpe di ieri e contro l’oblìo di oggi. Senza fare l’errore di liquidarle come poche storie individuali che in fondo riguardano solo chi le vive, ma cercando di capire quanto questa storia racchiude non solo di necessità di giustizia. Anche e soprattutto perché mai come ora la pandemia ci sta facendo capire – purtroppo – come tutti noi siamo e saremo esposti per sempre ad una Scienza che spesso è provvidenziale ma che può trasformarsi in matrigna, specie quando la nobiltà della ricerca per il bene comune si mischia con il business per il bene di pochissimi, che spesso coincide con il male di altri.
(
…)
Ecco perché la battaglia di Francesco e di chi altri troverete in questo libro non è solo di Francesco e non è solo di pochi e non riguarda una storia solo del passato: è una battaglia che deve essere di tutti. Perché per tutti ci sia un Futuro migliore

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