Quando non tocca ai “miei”, mi piace sfogliare le tesi degli altri studenti mentre ne ascolto l’esposizione. Si scopre sempre qualcosa, da come sono strutturati titolo e indice della tesi, a introduzione e conclusioni, e anche dai ringraziamenti. Per la verità non vado matto
per quelle sbrodolate nelle quali si arriva quasi a ringraziare il gatto di casa, e sarei spesso tentato di abolirli: ma questa volta mi hanno regalato due sorprese.
La prima era semplicissima: “Alla mia famiglia”. E questo è proprio uno dei motivi per i quali adoro le tesi in presenza, come siamo finalmente tornati. A volte basta un accenno dei ragazzi e delle ragazze che arrivano a Parma da tutta Italia, per capire che nelle loro motivazioni c’è anche il senso del dovere, ma ancor più l’orgoglio, di non deludere.
Mentre la parola è ai laureandi e alle laureande, io guardo gli sguardi intorno. Vedo genitori e nonni, fratelli, sorelle, cugini, e ovviamente partner divorare con gli occhi chi parla, prima che la proclamazione apra la serie degli abbracci e dei sorrisi, al di là del voto che nasce da mille fattori. Magari da domani inizieranno nuove incognite, con la ricerca non facile di un lavoro, ma le tesi sono il giorno dell’orgoglio reciproco: e vorrei ci fosse il tempo per dire a tutte quelle famiglie – e davvero lo meritano tutti o quasi – che quell’investimento è stato giusto, e ripagato non solo da quella tesi ma da due anni di serietà.
Allora quella dedica mi ha incantato, nella sua sincera semplicità. E si è idealmente abbinata all’altra dedica che ho letto poco dopo: “Dedicata ai giovani, per la società figli di nessuno che cercano con forza e dedizione di occupare un posto in questo mondo un po’ balordo”.
Sì, perchè tutti e tutte sanno che quello sforzo, quella serietà, quella intelligenza applicata nel lavoro finale non basteranno certo a garantire il domani. Sanno che troveranno più porte chiuse che incoraggiamenti, più diffidenze e resistenze che insegnamenti, più ostacoli che aiuti e inclusione.
Lo sanno, ma ieri hanno fatto sfilare non solo il loro Sapere, ancora da rifinire ma spesso già solido. Hanno fatto sfilare anche una serie di propositi buoni ma non astratti: contro il mondo delle fake news, contro la comunicazione deviata o nascosta (una tesi era quasi sconvolgente su certe vicende di inquinamento dell’acqua in Veneto), sui confini del brand journalism, sulla miopia e sperficialità di tanto giornalismo anche di livello nazionale. E in passato ho letto tesi che erano piccole lezioni: di temi specifici, ma a volte anche e soprattutto di aria pura e di voglia di contribuire a una società con valori più alti e con meno marciume…
Inoltre ci sono sempre più spesso anche progetti già pronti, e promettenti, per valorizzare le attrattive culturali-turistiche-gastronomiche di certe zone d’Italia oggi trascurate.
“Professore, da noi non c’è niente!” mi rispondevano tante volte quando all’esame chiedevo se da Parma avevano intenzione di tornare nel luogo d’origine. Ma negli ultimi mesi ho visto un cambiamento: stanno iniziando loro a maturare idee perchè in quei luoghi inizi ad esserci “qualcosa”, e possa attirare risorse, visitatori, posti di lavoro. E’ ovviamente solo un piccolo spaccato, quello che transita da Parma: ma è una fotografia significativa della Generazione Sud (e non solo) che non si vuole arrendere nè alla mancanza di lavoro nè all’abbandono delle proprie radici. Nè agli squilibri di questo Paese.
“Con forza e dedizione” e in un “mondo un po’ balordo”. Ma con intelligenza e valori, ai quali – più ancora che i “trucchi del mestiere” – speriamo di avere aggiunto in questi anni grinta, speranza e perfino un pizzico di “umile presunzione” e altri ossimori. In bocca al lupo, e davvero…”Imagine”. E teneteci aggiornati: ogni vostro successo farà bene anche a noi, perchè renderà il mondo un po’ meno balordo… 😊
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