Nei volti di Susanna Cavalli e Pierfrancesco Leoni vedo ogni anno, in questo giorno, un dolente tragico presepe che dovrebbe spiegarci nel modo più chiaro che cosa significa battersi per un mondo diverso. Quei due ragazzi, pieni di amore e di sogni, erano sul Rapido 904: il treno della strage di Natale,
una delle più vili e bastarde fra le tante bombe che da Piazza Fontana alla stazione di Bologna insanguinarono l’Italia per impaurirla e per spingerla verso regimi militari tipo Grecia, in una disgustosa alleanza fra pezzi deviati dello Stato, servizi segreti e gruppi neofascisti. Prologo a una stagione che, proprio con la strage di Natale, si sarebbe poi allargata alla mafia con le stragi di Capaci e via D’Amelio e poi con le bombe dei primi anni ’90 (mentre nel frattempo, negli anni ’70 e ’80, l’Italia conosceva un’altra crudele e miope violenza di segno opposto con le Brigate Rosse e i gruppi simili).Ho conosciuto, e non potrò mai dimenticarlo, Enzo Cavalli, padre inconsolabile di Susanna.
Ucciso anche lui quel giorno, moralmente.Ucciso insieme all’umanità, al rispetto della vita e delle idee altrui: ucciso da una violenza che è ancora uno dei nostri nemici principali (altro che “buonismo”…).E sono ancora tante le persone vive che sanno, e che potrebbero e dovrebbero raccontare che cosa accadde davvero non quegli anni, e perchè.Mai dimenticare Susanna e Pierfrancesco e tutte le altre vittime.Mai dimenticare l’innocenza dei loro volti in questa foto.Mai dimenticare di combattere ogni violenza.Mai smettere di reclamare la verità su quegli anni. Tutta la verità.
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