Mancano 7 partite alla fine del campionato di serie B, e tutto sembra compromesso per il sogno del Parma di un immediato ritorno in serie A. La corsa dei crociati (oddio: “corsa” è una parola
grossa…) ha portato a un ritardo di 10 punti dalla zona playoff: davvero troppi, sembrerebbe di dover dire.
Eppure, una delle più belle rimonte crociate avvenne appunto nelle ultime 7 giornate di un campionato. In quel caso era serie C, e la B era quindi il miraggio e non certo una “vergogna” come appare oggi soprattutto ai tifosi nati ai tempi delle Coppe e della serie A di vertice. E anche allora si era arrivati a quel punto con la convinzione di una fuoriserie dal motore imballato: Ernesto Ceresini, con la passione e la generosità di sempre, pensava di avere allestito una squadra attrezzata per il salto di categoria, con molti nomi importanti (Boranga, Battisodo, Scarpa…). Il “Maresca” di allora era stato Graziano Landoni, che pur impegnandosi non era riuscito a far decollare risultati e gioco.
E quanto ormai tutti avevano perso ogni realistica speranza, Ceresini aveva dato un’ennesima prova di coraggio, e di lungimiranza: aveva chiamato a Parma un protagonista del calcio italiano come Cesare Maldini. Ma neppure quello era riuscito a scuotere subito i crociati (e nel paragone con oggi, viene immediato pensare al limitato effetto Iachini). A 9 giornate dalla fine, era parso un segno del destino il gol-vittoria di Torresani al 92′ al Tardini contro il Mantova. Ma subito dopo a Piacenza, nel “derby del Ducato”, non si era andati al di là dell’1-1.
Quindi, appunto a 7 giornate dalla fine, la lotta per i due posti per la B sembrava circoscritta a Como, Triestina e (ulteriore scorno…) Reggiana. Ma proprio a quel punto iniziò il miracolo calcistico: il Parma vinse 6 gare su 7, perdendo solo con la capolista Como (che aveva Vierchowood e altri nomi importanti) e vicendo a Trieste (gol di Bonci), prima di bissare contro gli stessi giuliani nell’indimenticabile spareggio di Vicenza.
Una sequenza davvero niente male: Parma-Modena 5-0, Parma-Novara 2-0, Como-Parma 2-1, Alessandria-Parma 0-2, Parma-Biellese 3-0, Triestina-Parma 0-1, Parma-Padova 3-1 (e poi appunto Parma-Triestina 3-1). Un quasi filotto che consentì di lasciar dietro i cugini e di appaiare i triestini di Tagliavini fino alla “bella” decisa da Scarpa e dalla doppietta di Ancelotti nei supplementari.
Maldini fu determinante con alcune mosse: Torresani finta ala, Ancelotti inamovibile dietro le punte Scarpa-Bonci (sacrificato Ariedo Braida) e l’immissione di Toscani nella ripresa, con una particolare staffetta (con Colonnelli o con altri) per “strappare” il ritmo degli avversari ormai stanchi. In quel finale, perfino il talentuoso ma lezioso Scarrone contribuì con due reti.
Paragone improponibile? Forse sì, considerato anche che il Parma oggi di squadre ne ha davanti 13 (ma come ha fatto a restare così indietro…?). Però ci piacerebbe, quanto meno, che l’amarcord ricordasse ai crociati di oggi che innanzitutto occorre provarci, per non alimentare ulteriori rimpianti. Quella maglia, proprio come ci dimostra quel campionato, ha già conosciuto tanti campionati di serie B e anche di C e D, ma è una maglia particolare, che tante volte non è stata vittoriosa ma che deve sempre essere onorata. Anche – come spesso accade in tanti campi – partendo dalla sua storia…
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