Che città dev’essere Parma? Che cosa dobbiamo aspettarci da un sindaco?
Potremmo capirlo meglio se prima ci raccontassimo per davvero che città è stata ed è, e se cominciassimo
ad inventarci nuovi modi di vivere la campagna elettorale, che partissero dalla storia recente e non da un coro di annunci che coinvolge anche candidati che magari fino a ieri non si sapeva dove fossero e cosa facessero per Parma.
Ma il discorso vale anche per le storie più strutturate. Ad esempio, abbiamo già detto quanto sia grottesco il discorso delle alleanze “contraddittorie”: se all’inizio venivano avanzati dubbi (legittimi) sull’accordo fra PD e Effetto Parma, poi abbiamo visto insieme Vignali e Lega (che sul sindaco Vignali fu spesso critica); se per la candidatura di Guerra si è parlato di indicazioni calate da Bologna, il mancato accordo tra Fratelli d’Italia e Vignali è venuto dopo la convention della Meloni a Milano.
E ci sono altri temi su cui occorrerebbe uscire da una narrazione un po’ artefatta. Non solo sulle vicende giudiziarie, che certamente si sono ridimensionate rispetto alle tante accuse del 2011 ma che certo non erano tutte inventate (vedi inchieste Green Money). Poi ci sono storie di quel periodo che gridano vendetta anche al di là delle responsabilità penali, come la vicenda che portò al fallimento della Spip. E poi gli sprechi (Ponte Nord, Metropolitana prima della retromarcia, Stazione) e il mezzo disastro della Ghiaia, simboleggiato dalla bruttura della vela o della scalinata dimezzata, ma soprattutto stravolta nel suo ruolo (chi non ricorda il mercato coperto?) mentre si moltiplicavano i centri commerciali. Altro che “città sorridente” come mi scriveva ieri un candidato certamente più ferrato in Medicina…
Sbaglierebbe allo stesso modo chi non riconoscesse anche i meriti del governo di Ubaldi (inteso soprattutto come prima legislatura, prima che nel secondo quinquennio si eccedesse in grandeur) o le buone realizzazioni nel periodo di Vignali. Ma non si venga a parlare di isola felice da ripristinare.
La stessa sbandierata sicurezza è effettivamente oggi un problema, ma lo è già da tempo. Nel 2011, ultimo anno della legislatura Vignali poi interrotta appunto dalle inchieste giudiziarie, la tradizionale classifica della Qualità della vita (che mette insieme città e provincia) dava Parma al 13° posto (nell’ultima risultava dodicesima) ma nell’ordine pubblico era 91° (ora 71°). E nel dicembre 2010 la Gazzetta titolava sull’emergenza dei furti in casa: 122 in un solo mese. Si accettano eventuali correzioni, ma gli archivi dicono questo, fino a prova contraria. E ho già avuto modo di ricordare sulla Gazzetta le tragedie giovanili degli anni ’80 oppure l’anno orribile che fu a Parma il 2006: l’analisi della criminalità nella nostra città deve essere fatta in modo più scientifico (e storico) e approfondito.
Quindi occorrerebbe molta più umiltà ed autocritica in tutti coloro che hanno governato Parma in passato, dalla sinistra dell’ultima giunta Lavagetto al decennio di Pizzarotti passando per il centrodestra civico di Ubaldi e Vignali. E occorrerebbe maggior prudenza nel decantare improbabili città del futuro.
Non siamo un’isola, neppure un ‘isola felice. Siamo una città mediocre (e il plurale ci riguarda tutti), con rare eccellenze, molta presunzione nel giudicare gli altri e un crescente individualismo. Condito dal menefreghismo di chi anche stavolta si appresta a non votare (scelta vergognosa e indegna per chi ha il dono di vivere in democrazia) per poi criticare chi vincerà, chiunque sia. Il vero partito di maggioranza a Parma è sempre “j ätor j’én tùtt stùpid”.
Ben vengano allora le proposte di chi davvero corre per il Municipio con spirito di servizio e voglia di coinvolgere gli altri (compresa quella che sarà l’opposizione), senza manie di grandezza deleterie in passato ma non senza ambizioni a misura di città: in particolare quella di mantenere Parma ordinata e viva, valorizzando le attrazioni che già ci sono perchè ci sono state lasciate in eredità dai secoli. A noi tocca solo di non sciuparle.
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