Dove perdersi è inevitabile e quasi auspicabile. La magìa
del Labirinto della Masone è questa: vivere l’ansia della ricerca dell’uscita, scoprire che è davvero una cosa complicatissima, essere però rassicurati dal numero di telefono a disposizione in caso di SOS…
Ma in realtà, e prima di arrivare a questo, c’è molto di più nel Labirinto creato alle porte di Fontanellato da Franco Maria Ricci. Andiamo con ordine: prima ancora di sapere come ci si debba districare dentro, il Labirinto è ottimamente segnalato per chi ci deve arrivare. E sono tante, anche in giornate che poco inducono agli spostamenti, le auto di visitatori anche da fuori Parma o fuori Italia.
Il caldo, del resto, sarà ben compensato nella maggior parte dei sentieri, all’ombra e con il beneficio della vegetazione. Ma prima ancora dell’ingresso al Labirinto, c’è lo spettacolo della terazza belvedere: dall’alto si resta conquistati da questa splendida e folle realizzazione. Un labirinto fra città e Bassa: un mare di 200mila piante di bambù, sinfonia verde che l’occhio fatica ad abbracciare per intero. Basta questo per restare ammirati, e il prezzo del biglietto è già pagato con questa vista.
L’ingresso al labirinto comporta poi un primo passaggio all’ingresso della collezione d’arte, unicum nell’unicum. C’è una mappa del Labirinto, dove sono sparsi qua è là numeri e lettere: consiglio di fotografarla e di tenerla a portata di cellulare, specie se state sottovalutando la vostra capacità di orientarvi e se non avete intenzione di ricorrere alla telefonata SOS. In realtà è rarissimo – ci dicono – che qualcuno si perda fino a quel punto, ma il Labirinto è tale per davvero: la superficialità del visitatore significherebbe giri a vuoto e frustrazione, anche se non proprio paura visto che qui non è contemplata la presenza di Minotauri e tutto è invece rassicurante e anche a misura di famiglie.
Detto tutto questo, però, all’inizio è bellissimo girare a caso. Lasciarsi cullare come nel mare, e sì: anche perdersi, pur potendo intravedere la cima della piramide centrale che è il punto di arrivo. La folle bellezza del Labirinto avvolge e conquista: trovare alla fine la strada è rassicurante e allo stesso tempo quasi rattristante. Si torna alla normalità, si esce quasi da un sogno.
In realtà, anche la “normalità” del luogo post-Labirinto è affascinante. La collezione delle opere d’arte vale un’ulteriore e non breve passeggiata, questa volta all’interno. E opere d’arte appaiono indubbiamente anche le raccolte di FMR, la “rivista più bella del mondo”, espressione contemporanea dell’arte e del gusto appresi con lo studio di Bodoni.
Un’altra grande bellezza, a pochi chilometri dalla città, a pochi minuti dalla Rocca di Fontanellato impreziosita dal Parmigianino, e non molto distante dai luoghi della Bassa di Verdi, Guareschi… Un circolo turisticamente virtuoso forse non ancora del tutto valorizzato e sfruttato (anche in possibili sinergie commercial-turistiche con chi da lontano arriva al Fidenza Village e trova nei dintorni anche tante vendite di prodotti gastronomici del Parmense), così come a sud-est avviene per i possibili itinerari fra Magnani Rocca e Castello di Torrechiara (anche qui con possibili agganci al sapore di prosciutto…).
Ma torniamo a Bellezza e Cultura. L’abbinamento è straordinario, unico: si esce con la voglia di approfondire (Borges, ad esempio) e con l’ammirazione per chi – fra tante avventure in avanti, simboleggiate forse dalla Jaguar targata PR che accoglie i visitatori – seppe guardare avanti fino a questo straordinario regalo per sè e per tutti noi.
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