“Noi siamo altro” hanno scritto gli studenti del Bodoni dopo che una rissa degenerata aveva portato la loro scuola alla ribalta, in quel caso negativa, della cronaca. E non c’è da dubitarne, anche se quei ragazzi
hanno sperimentato una delle regole della società di cui fanno parte: quelli che fanno notizia sono soprattutto i fatti negativi. E la regola non vale solo per le redazioni, dove “i giornalisti” non sono cinici individui di un altro pianeta, ma sono a loro volta persone, genitori, e perfino ex giovani… Fanno notizia perchè sono quelli che più interessano i lettori, in un circolo vizioso di cui siamo tutti partecipi e “colpevoli”.
Ma la vera sfida è andare al di là. Riuscire a far capire, e a raccontare, appunto quel “Noi siamo altro”.
I problemi ci sono. Il disagio c’è come c’è spesso stato nelle generazioni più giovani di tutti i tempi: oggi, semmai, è amplificato dalla sequenza smartphone, web, social. E sicuramente c’è anche da perfezionare quell’integrazione che è necessaria per una società sempre più multietnica.
Ma la sfida, e anche l’opportunità, è quella di raccontare “the light side of the moon”: la faccia migliore, più pulita e più ricca di ideali dei ragazzi. Si tratta di dare spazio (e anche loro devono forse imparare a comunicarle meglio) alle tante iniziative, alla musica, alle iniziative, ai sogni… Qualcosa esiste già (penso al Meeting Giovani o a tante cose che si fanno nei vari Centri giovani della città), ma bisogna allargare il racconto.
Ormai diversi anni fa, mi venne la voglia e l’idea di raccontare gli under 20 di Parma in televisione: e nacque allora “La Vasca”. Ecco: oggi quella Vasca è lontana, ma il titolo giusto l’hanno dato proprio i ragazzi del Bodoni: “Noi siamo altro”. Adesso manca “solo” il racconto, e mi piacerebbe vederlo nascere nelle varie redazioni dei media locali.
Novembre 26, 2022 il 2:56 pm
Come mai è cosi silenzioso su caso di via Toscana che è uguale a questo? Non pensa che sia meritevole di un post?
Novembre 26, 2022 il 4:14 pm
Ieri mattina ero a un’assemblea di giovani e ne ho parlato davanti a circa 200 ragazzi: non vedo dove stia il problema; nel pomeriggio sono intervenuto a una proiezione di un film che è nata da un mio libro su Pasolini e Guareschi e stamattina ero di nuovo in libreria per un libro fotografico su Parma al quale ho collaborato con l’autentico pramzan Giovanni Ferraguti. Nel frattempo, anzichè ai social su cui certamente tornerò così sai come trascorrere il tuo tempo, mi sono dedicato ad assistere una persona che era in ospedale. Ti può bastare come “giustificazione”, caro il mio anonimo e cialtrone pagellista? Spero di sì, perchè il tuo nickname – dopo questa risposta data a chi dovesse leggere le tue ossessive osservazioni sul sottoscritto – navigherà nel cestino come meritano tutti i vigliacchetti anonimi. Bye bye