Sono elegantissimi, ma che fine faranno…? Lo pensavo leggendo e ammirando i pannelli della mostra su Pasolini e Parma all’Ape Museo di via Farini (mostra da vedere!), ma lo penso ogni volta che visito una mostra degna di essere ricordata. E lo penso anche quando
mi passano davanti video, foto, libri della produzione di Parma magari ormai introvabili o quasi.
E allora torno a sottolineare l’importanza che Parma pensi – e inizi a realizzare concretamente – una Memoria digitale della Città: un luogo nel quale si possa accedere alle varie forme di Sapere prodotte a Parma almeno in forma virtuale, ovviamente con il rispetto dei diritti d’autore e quindi con il consenso-collaborazione dei diretti interessati.
Mi spiego, tornando agli eleganti pannelli di inizio articolo. Non so se finiranno in un magazzino o se saranno in qualche modo riciclati per altri usi. Ma sarebbe importante che la mostra su Pasolini e Parma restasse fissata, appunto attraverso quei pannelli in veste digitale, e in un luogo che fosse accessibile ai parmigiani anche oltre la fine della mostra (penso anche a quella splendida sui Capannoni, a quella in corso sulle Barricate…). Una sorta di biblioteca/pinacoteca digitale, che contemporaneamente ospitasse (sempre dove non ci fossero problemi di copyright e l’editore fosse d’accordo) le poesie di Zerbini o Pezzani edite da Battei, ora che la casa editrice e lo storico negozio di via Cavour sono chiusi; o le fotografie che divennero libri parmigiani dei vari Bavagnoli, Furoncoli, Ceresa ecc.: o una selezione delle foto di cronaca; alcuni video preziosi (penso a quello di Francesco Barilli su Guareschi); ecc. ecc. E magari con un settore dedicato all’Arte.
Insomma, ci vorrebbero enti, istituzioni e addetti ai lavori (esperti di multimedia ne abbiamo anche a Parma: penso ad esempio a un Luca Mazzieri), capaci di dare vita, in uno spazio ad hoc, a materiale ed opere che altrimenti si rischia di consegnare all’oblio del tempo. Cosa che sarebbe la più insensata in una città che alla Cultura affida tanto del suo appeal.
Proprio oggi sulla Gazzetta leggevo di una richiesta del FAI di “creare una cabina di regia per la cultura in città”: ecco, questa è una proposta. Per evitare che si perdano tesori preziosi e ormai fuori mercato o quasi (penso a Parma Kaputt! di Curti e Molossi o a Tutto il Parma minuto per minuto dello stesso Curti con Bellè, ma forse anche ad alcuni Dizionari di parmigiano). Creando qualcosa di vivo e abbinato a eventi, incontri, lezioni ecc., che possa quindi attirare visitatori anzitutto parmigiani, vecchi o nuovi che siano.
Avrei anche un nome da suggerire: Parmateca. E ovviamente, in questo caso, cederei subito, gratis e volentieri il dominio Parmateca.it . Ma il nome è la cosa meno importante: mi piacerebbe invece vedere che qualcuno, oltre ai soliti giornalisti pensionati, si ponesse il problema di come conservare un patrimonio che rischiamo di perdere presto e che può invece avere una seconda e feconda vita.
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