Non ho gli strumenti (cinematografici e non solo) per inserirmi nel dibattito che da qualche giorno seguo sui social a proposito del film C’è ancora domani. Però
provo anch’io a offrire il mio contributo di semplice spettatore e cronista.
Innanzitutto è già notizia che un film faccia discutere, nel senso di far dibattere e far riflettere: basterebbe questo per elogiare la neo-regista, perché è sotto gli occhi tutti quanto abbiamo bisogno di riflettere e discutere per elevarci dalla mediocrità che spesso emerge nella società attuale: la “nostra” mediocrità, mi affretto ad aggiungere per chi pensa di poter vedere solo quella altrui…
Ma poi mi pare, pur rimarcando di non avere certo titoli da critico, che il film abbia tanti pregi, ovviamente accanto agli inevitabili difetti di un’opera prima. Il bianco e nero, l’ispirazione di un “neorealismo” che non scade mai nella maniera o nella semplice e anacronistica imitazione, la leggerezza di certe sequenze… C’è tanto in questo film: come non sempre accade quando si entra in sala.
Non entro neppure nel dibattito sulla parte più specifica dei contenuti, ovvero il tema della violenza sulle donne: soprattutto nei giudizi femministi, che per un uomo è giusto soprattutto ascoltare e rispettare. Però, anche qui mi limito ad una considerazione, questa volta tutta al maschile: un film come questo dovrebbe scuotere noi uomini ed una volta di più spingerci a rigettare l’istinto di possesso e di violenza che è in noi. In tutti noi.
E basterebbe questo, a mio avviso. a farlo ritenere quanto meno un film importante, e un’occasione da non lasciare cadere.
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