Bruno ha 96 anni, e mi porta a vedere il suo progetto di meticoloso Calendario gregoriano abbinato a una serie di date storiche, che potrebbe anche diventare un libro. E intorno a lui, la tavolata è di una trentina di persone, con lo stesso spirito di squadra che c’era in via Casa… E’ la riunione
annuale dei pensionati della Gazzetta di Parma, che significa soprattutto riunione della parte non giornalistica: tipografia, centro stampa, segreteria…
E’ un pezzo della storia di un’eccellenza di Parma (comunque la si pensi sulle idee o sulle linee editoriali): è la Gazzetta che, come pochissime altre istituzioni cittadine, porta il nome “di Parma”, nei suoi eleganti caratteri bodoniani, almeno dal 1728. Quasi 300 anni fa! C’erano ancora, pensate, i Farnese…
E di quella storia, c’è una pagina sulla quale purtroppo ancora nessuno ha scritto un libro, che sarebbe invece importante per i parmigiani di oggi e di domani. Parlo della Gazzetta di Baldassarre Molossi, miracolo forse mai toccato dal giornalismo di provincia italiano: la crescita da 10mila a 50mila copie in edicola, con una penetrazione ed un rapporto abitanti/copie venduti che credo non abbia altri riscontri nelle varie zone d’Italia non metropolitane.
Una “nave corsara”, come amava definirla il direttore Baldassarre, anche per chiarire meglio l’intenzione – a quei tempi rivoluzionaria – di non voler scimmiottare in piccolo il Corriere della sera, bensì di voler creare una “grande” Gazzetta. Di Parma e della sua provincia, appunto. E quella Gazzetta fu fondamentale nel creare quello spirito di parmigianità che anche al di là delle idee diverse e a volte opposte (del resto Molossi era amico di Giovannino Guareschi e amava le sue favole di Po nelle quali i conflitti si componevano sempre) ha cementato alcuni decenni della vita cittadina e provinciale, e che oggi forse andrebbe recuperato, fra individualismi e scontri contrapposti in politica e non solo.
Manca un libro che la racconti. Dovrebbe scriverlo chi direttamente ha vissuto quella storia, che io ho avuto “solo” la fortuna di assaporare per qualche anno, vivendola poi di riflesso mentre iniziava l’avventura a Tv Parma. Ci sarebbero storie bellissime di una “fauna” giornalistica variegata e non senza originalità e competizione, se non piccole o grandi antipatie: tutto questo, però, veniva poi superato e trovava composizione quando la cronaca lo imponeva, e quelle individualiltà (mai banali, comunque!) si trasformavano in uno straordinario coro verdiano, diretto da Molossi con l’aiuto e la genialità popolare del fido Aldo Curti e con l’umanissima efficienza organizzativa del capocronista Ninni Cavalli. E con il supporto delle precisissime donne dell’amministrazione, guidata (proprio con un nome da nave corsara) da un Ulisse – Pedrona – con la mentalità e l’esperienza del giornalista a sua volta.
Li vidi in azione, dal di dentro quando ero ancora giovanissimo collaboratore, il giorno della tragedia del Padiglione Cattani all’Ospedale, e nella tristezza di quel giorno rimasi conquistato da quella coralità che si metteva al servizio della città tragicamente colpita.
Ma per far volare la nave corsara, c’era un’altra straordinaria squadra in sala macchine. I fuochisti forgiati dalla composizione a piombo (prima dell’avvento dei pionieristici computer), la segreteria precisissima di Castelli e Paglia (e Castelli è il Bruno delle righe iniziali). Un gruppo di grande professionalità e ancor più grande entusiasmo, che dal lavoro si estendeva poi alle partite di calcio, ai tornei aziendali, alle iniziative sociali da Santa Lucia alle gite…
Vederli oggi, anzi: vederci oggi, incanutiti ma in fondo uguali ad allora, mette insieme gioia e commozione. Il trasporto e l’affetto con cui si parla della Gazzetta, come se tutti fossero ancora lì all’opera, è da Manuale dell’Entusiasmo, da proporre a tutti i giovani di oggi anche di fronte alle difficoltà del mondo del lavoro. Al prossimo anno!
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