Non lo conosco, se non di sfuggita, eppure lo si ritrova ogni volta come un vecchio amico. Non vive a Parma (è bolognese di residenza), eppure sa cogliere come pochi altri scrittori il buono e il brutto o il ridicolo del nostro provincialismo. Non ha certo orizzonti ristretti, visti il suo amore e le sue traduzioni degli amati scrittori russi, eppure nel suo nuovo libro ci regala

uno straordinario ritratto…romagnolo.

Paolo Nori è certamente una figura atipica della nostra Letteratura (nostra va inteso ovviamente come italiana, oltre ogni nostro piccolo “campanilismo”), che da tempo e praticamente dagli inizia ci regala disegni scritti spiazzanti e quanto mai avvolgenti. A metà strada fra il sorriso e la riflessione più profonda, ci sono pagine e idee (basterebbe quella del Repertorio delle città dei Matti) cui forse la critica dovrebbe dedicare una attenzione anche maggiore.

Anche per questo, oggi ha fatto piacere leggere sull’inserto domenicale del Sole 24 ore la lettura, al solito acuta, di Gino Ruozzi, che parla per Nori di “un’ulteriore persuasiva tessera al proprio «originale» mosaico letterario”. Il riferimento è a “Chiudo la porta e urlo” (Mondadori), 47° tappa di una “autobiografia narrativa” (sempre definizione di Ruozzi), che sotto forma di romanzo ci parla di Raffaello Baldini, poeta e scrittore nato a Santarcangelo di Romagna e poi vissuto e morto a Milano.

Poeta e scrittore, anche per Baldini, è quasi limitativo, nel senso che anche per lui – e quindi l’incontro con Nori era quasi inevitabile – la vita e lo scrivere sembrano mescolarsi senza confini chiari: cosa che ne accresce il fascino e la presa sul lettore. Così, avere insieme Baldini e Nori, con in sottofondo la letteratura russa e le figure familiari per Nori e per noi lettori (“Togliatti” e “Battaglia”, che fanno andare il mio pensiero anche alla “Pasionaria” guareschiana), significa avere davanti 200 godibilissime pagine. “Un romanzo che non sembra neanche un romanzo”, come scrive lui stesso: e anche queste righe da cronista semiprofano vogliono rimandare soprattutto alle parole dello stesso Nori, perché proporvi una recensione è quasi un di più. La sua è una compagnia che dà piacere e soprattutto arricchisce, perché davvero il Nori che racconta di Parma o di Romagna o di Emilia ha dentro di sé una caratteristica dei suoi amatissimi scrittori russi: una letteratura che ci aiuta a pensare mentre ci regala anche un sorriso.

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