Sarà che entrando al cinema stavo leggendo le cronache sconfortanti del Capodanno, dalla lucida e criminale follia di New Orleans alle vittime italiane di botti e pistole, ma ne sono uscito con

una confortante iniezione di ottimismo.

Diamanti, di Ferzan Özpetek, certamente non è (come già altri più titolati di me stanno scrivendo e spiegando) un film perfetto. Anzi, se volessimo mettere in fila incongruenze e perplessità occuperemmo qui diverse righe di testo. E però è anche un film pieno di pregi, alla fine superiori ai difetti quanto meno in termini ideali e di messaggio, come si diceva una volta e come forse dovremmo tornare a dire senza vergognarci.

Già, perché alla fine a che cosa deve servire un film se non a farci riflettere, e a volte emozionarci, cercando di farci uscire dalla sala più ricchi e in qualche modo migliori? Pronti, si spera, a coltivare meglio il proprio piccolo pezzo di mondo.

Qui il pezzo di mondo è una sartoria di prestigio, che vediamo collegata – nel doppio binario del film e del film nel film – al mondo del cinema con il suo fascino e i suoi capricci. Un mondo che fra l’altro non è privo di suggestioni parmigiane: la sartoria Tirelli nel connubio col costumista Tosi, e non si può non pensare che in quel mondo riuscirono a farsi strada tre sartine che divennero Le Sorelle Fontana.

Qui, senza nulla svelarvi della trama, si mette in azione una squadra speciale di sarte-attrici, capace di inventiva, sacrificio, umiltà e ambizione al tempo stesso. Una squadra imperniata sulla sorellanza ma anche sulla voglia di dare concretezza a dei sogni: ognuna partendo dai propri problemi (non tutti risolti cinematograficamente nel modo migliore), ma con la capacità di fare gruppo, di aiutarsi a vicenda. Proprio ciò che spesso ci manca fuori dal cinema…

Banalità? Retorica? Per qualcuno lo sarà certamente, e a volte la pellicola rischia di scivolarvi. Ma ora che abbiamo voltato pagina sul calendario, è tempo di farlo anche altrove: e anche qui, ad esempio, è il caso di non preoccuparsi più di tanto di imperfezioni che non intaccano il valore finale del film e, soprattutto, non intaccano la sua lezione. Da portarci a casa per tutto questo nuovo anno, ed oltre.

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