Ieri padre Lino, oggi Antonio. Chi è e perché dovrebbe

rappresentare un pilastro della Parmigianità da condividere e da proporre ai nuovi parmigiani in arrivo da culture e Paesi lontani? Perché anche Antonio arrivava da lontano. Antonio Turi, da Matera, aveva lasciato la sua splendida Venezia di pietra, carica di Bellezza come di problemi e povera di possibilità di lavoro, per cercare fortuna proprio a Parma.

A 17 anni c’è spazio solo per dubbi e sogni. E probabilmente si affollavano entrambi nella mente e nel cuore del ragazzo mentre camminava sul Ponte Bottego (oggi Ponte delle Nazioni), diretto verso il Centro per l’impiego con la possibilità già concreta di un posto di lavoro. Forse lo incuriosì quel torrentello che attraversava la sua nuova città e che in primavera sa essere delizioso per acqua e colori, prima di prosciugarsi quasi completamente e diventare maleodorante torrente di pietra nei mesi estivi.

Ma quel giorno no. Quel giorno la Parma (chissà se Antonio aveva già sentito quella definizione al femminile e alla francese) era più fiume che torrente, e scorreva ancora rapido. E chissà se Antonio ebbe il tempo di ammirarne la provinciale bellezza, prima di notare sotto di sé quella scena: un uomo un po’ anziano in difficoltà, un pescatore con canna e cestino che stava cercando a fatica di risalire sulla riva destra, forse scivolato e poi in difficoltà per la corrente.

Fu un attimo, fu l’istinto. Lui che non conosceva quell’uomo né la città in cui si trovava fu il primo ad accorrere: con la forza e l’istintività della sua età, si precipitò giù dalla scarpata e arrivò all’acqua per afferrare il pescatore che annaspava. Furono pochi attimi, e mi chiedo sempre quali pensieri siano passati nella mente di Antonio: forse la sua famiglia, forse i Sassi miseri e maestosi della sua Matera, forse un viso di ragazza sognato in quell’adolescenza che stava sbocciando…

L’acqua si prese entrambi, prima che altri soccorritori potessero arrivare a cercare di aiutarli. Sul Ponte, oggi arricchito e colorato dalle bandiere di tanti Stati (per introdurre con un tocco internazionale la vicina sede dell’Autorithy europea per la Sicurezza alimentare) c’è ancora la lapide che 55 anni fa fece apporre la Gazzetta di Parma. Lì c’è la foto di Antonio, che la madre venne a baciare inginocchiandosi sul marciapiede: lì, ogni giorno, noi dovremmo transitare memori e grati, per quell’esempio di grande e purtroppo vana generosità che arrivò da lontano e che ci ricorda che Parmigianità può e deve essere anche pensare agli altri, e fare tutto il possibile per aiutarli. Antonio non vi riuscì e perse anche la sua vita, ma proprio quel prezzo altissimo e quel gesto così nobile suonano oggi a vera lezione per tutti noi, mezzo secolo dopo.

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