Ecco: questo è un tema cruciale, perché apparentemente superato. Mentre sopra di noi si fronteggiano i satelliti cinesi e quelli di Elon Musk, che senso può avere
parlare di Civiltà contadina nel 2025…?
Sarebbe un tema da riflessioni lunghe, ma proviamo a sintetizzarle in modo chiaro. Partiamo dalla Bellezza della foto: la celebrazione più bella della Civiltà contadina l’abbiamo in pieno centro, nel Battistero nel quale, sullo sfondo degli affascinanti affreschi, si stagliano le statue dei Mesi di Benedetto Antelami (da Como, ricordiamo sempre a chi ama i muri: con i muri la nostra città sarebbe quasi insignificante, senza Leonardo, senza Correggio e appunto senza Antelami. E quindi anche senza Stendhal e Proust…). E’ un vero inno all’operosità e alla coltivazione della terra: ma non è solo Arte, perché dai salumi (che nell’Antelami già compaiono) così come dai pomodori, dal formaggio, dal grano sgorgano molte delle fortune dell’economia parmense.
Detto di Antelami, cito due scrittori di idee opposte ma accomunati nell’aver saputo cogliere che il passaggio del cosiddetto e famoso “boom economico” degli anni ’50 e ’60 fu sì positivo per i conti del Paese che era uscito in ginocchio dalla sciagurata guerra mussoliniana, ma in quella stagione di industrializzazioni si sacrificarono molti valori della precedente secolare Civiltà contadina, che in fondo univa gli italiani anche nella lacerante stagione del fascismo e della divisione civile post 8 settembre. I racconti di Giovannino Guareschi sono spesso etichettati come racconti di guerra fredda, quali in effetti furono, ma sono anche (e uso volutamente il presente perché qui sta molto della loro attualità) racconti di un Mondo Piccolo che nella Bassa intorno al Po offriva storie di contrasti molto accesi ma anche di rapide pacificazioni, almeno momentanee ma sempre nel nome dell’interesse collettivo (e di questo riparleremo, nella nostra ricerca della vera Parmigianità). E accanto a Guareschi, non si può non citare Pier Paolo Pasolini, peraltro con vari legami con la nostra città, che della lotta ai disvalori del consumismo fece la sua ragione di vita e di scrittura fino alla morte.
E poi ci sono i Bertolucci. Almeno due di loro (Attilio con i versi, Bernardo col film Novecento, al di là di ogni giudizio sulla parte più politica della pellicola) sono stati cantori di quel mondo che si stava e si sta perdendo, in perfetta sequenza con il “film di pietra” dell’Antelami.
Dicevamo: che senso può avere parlare di tutto questo nel 2025? La risposta ve la darà la vostra…tavola: nulla di ciò che delizia i parmigiani (e tanti turisti) esisterebbe senza la stessa operosità sulla terra. Né tortelli né anolini né culatello né forme di parmigiano ecc… Ma non meno di questo, della Civiltà contadina sarebbe importante recuperare i valori: soprattutto il riconoscimento della sacralità della vita. Una sacralità che non è necessariamente o solo religiosa, né tantomeno bigotta: è il riconoscimento della preziosità della vita nostra e altrui e quindi della necessità del rispetto per gli altri e per la Natura stessa, perché nonostante tutti i progressi della tecnologia per molto tempo il nostro Cibo continuerà ad arrivare dalle campagne. Non dai satelliti.
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