Ci sono mille possibili storie da raccontare e ascoltare. Se le librerie e la città in genere ritrovassero il gusto dello studio e della cultura al di là dei riti delle presentazioni ufficiali delle nuove pubblicazioni, Parma potrebbe davvero riscoprirsi come

“Officina”. Che sarebbe poi il modo migliore per celebrare davvero e concretamente il 50° dalla morte di chi quel nome di Officina parmigiana aveva coniato per i poeti di allora: Pier Paolo Pasolini.

Lo penso da tempo, ma me lo ha confermato la lettura ravvicinata di due libri diversi per contenuto ed impostazione ma legati da un elemento fondamentale della nostra Terra: il Po. Anzi, il “Grande Fiume”, che fra titoli e sottotitoli compare su entrambe le copertine: Voci del Grande Fiume (Nostalgie di una vita…di madre in figlio) è stato scritto da Andrea Schianchi insieme a Lina Pancaldi, per MUP; mentre Il Po. Viaggio lungo il grande fiume è di Tobias Jones, Oscar Mondadori.

Andiamo in ordine di lettura. Quella di Schianchi-Pancaldi è davvero una storia “lavorata a uncinetto”. Profuma di buon bucato e di sentimenti ancora non (del tutto) contaminato dall’aridità del consumismo e dell’individualismo. Sfogliando le pagine, sembra davvero di sentire il profumo dell’arrosto in cucina. Nei racconti che si succedono e alternano, con la lettura delle due generazioni madre-figlio, ci sono gli ultimi ma duraturi frutti della civiltà contadina e c’è la capacità di leggere anche la guerra nelle sue pieghe umane.

Da parte sua, Tobias Jones ha viaggiato in direzione ostinata e contraria. Letteralmente: il suo viaggio lungo ilo Po parte dal delta. Jones, con la sua sensibilità anglo-parmigiana, è attento agli aspetti naturali (e quanta rabbia per i delitti dell’uomo contro l’ambiente!) e alle storie che sgorgano dagli incontri casuali lungo le rive. E’ come un’enciclopedia che scorre, con pagine che forse neppure noi conosciamo abbastanza (Verdi, Guareschi, Zavattini…) fino al luogo in cui “Qui nasce il Po”. Ma proprio perché percorso al contrario, quel fiume e le belle pagine di Tobias Jones ci lasciano alla fine pieni di dubbi ma anche di spunti – se li sapremo raccogliere – per navigare a nostra volta contro la corrente che ci sta inaridendo proprio come sta inaridendo il Grande Fiume.

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