“Quante divisioni ha il Papa?” fu la sprezzante domanda di Stalin durante la Conferenza di Yalta che nel 1945 decise gli assetti mondiali dopo la Seconda guerra mondiale, per respingere le istanze che aveva fatto trasmettere a Yalta papa Pio XII. Una domanda simile dovremmo

porcela, 80 anni dopo e in contesto ben più ridotto, nella discussione ormai quotidiana (ma non sempre concreta e serena) sulla sicurezza a Parma.

Già. Se mettiamo insieme i ritagli di Gazzetta degli ultimi mesi e ne ricaviamo un elenco dei reati che hanno caratterizzato le cronache cittadine, aggiungendo poi le segnalazioni dei lettori, ne deriverebbe una mappa dei luoghi più a rischio della città. Per iniziare andando a memoria: viale Mariotti/Ghiaia, via San Leonardo, via Farini, Parco Ducale e viale Piacenza, Stazione e dintorni, viale Maria Luigia… Potremmo andare avanti un altro po’, spulciando le Gazzetta senza neppure andare troppo all’indietro.

Fra baby gang, spaccate, risse, tentati scippi ecc. la cronaca nera non si è certamente “annoiata”. Che non significa, lo ripeto fino alla noia, che in passato non vi fossero reati anche più sanguinosi: ma questo, lo ripeto ugualmente fino alla noia, non significa che allora ce ne possiamo disinteressare fino a rischiare che di nuovo ci scappi il morto. E se l’allarme principale sono le baby gang, con il moltiplicarsi di coltelli troppo a portata di mano, altri esempi di microcriminalità: ove “micro” non vuole essere riduttivo, perché anzi questo tipo di reati spaventa di più (e questo lo si può capire) il cittadino, che spesso invece resta indifferente (e questo lo si capisce molto meno) rispetto a reati meno violenti ma spesso finalizzati ad accrescere la forza della criminalità organizzata che da tempo è presente anche dalle nostre parti (la droga su tutti, ma anche usura, bancarotta, truffa…).

Le cosiddette baby gang equivalgono a volte a raduni di decine di ragazzi non propriamente tranquilli, ed un altro “territorio” da presidiare sarebbe quello di bus. Ecco allora la domanda che accennavamo all’inizio: quante divisioni ha Parma? quante pattuglie possono schierare polizia, carabinieri ecc., contando anche l’ausilio della polizia locale ed ogni ulteriore possibile aiuto (in questi giorni si è parlato ad esempio di street tutor, senza dimenticare presenze dell’esercito e di associazioni di poliziotti e carabinieri in congedo?

Ci sono infatti zone che richiedono ormai dei presidi fissi o quasi, con la possibilità di stroncare sul nascere eventuali episodi sopra le righe. Parma è in grado di farlo? E Roma è in grado di garantire a Parma come alle altre città alle prese con gli stessi problemi le risorse adeguate? Non è solo un problema di governo: né nazionale né cittadino. Occorre un netto salto di qualità, nel dibattito e nell’azione. E occorre una città più unita, perché il problema non può essere risolto solo con la repressione ma occorre qualche idea rapida e concreta per questi ragazzi che oggi, al di là dei veri e propri reati, appaiono al margine della città. Anche per loro stessa scelta. E questo non deve accadere.

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