Una passeggiata nei secoli e nella Bellezza. Passeggiata di carta, emozionante seppur dolente, pensando all’intellettuale e collega-amico che abbiamo perduto. Ma l’ultimo regalo che aveva fatto a Parma Pier Paolo Mendogni è

tuttora di straordinaria intensità e attualità. “Un atto d’amore”, come dice nella introduzione Claudio Rinaldi, direttore della Gazzetta che giustamente ha voluto essere per un’ultima volta editrice e casa del serio professionista al quale tutti noi ci eravamo affezionati con il nome di “Pippo”.

(Ecco: come ultimo capitolo di questo breve viaggio nel concetto di “Parmigianità”, come base per il futuro nostro e per la convivenza con chi arriva da più lontano, nulla è più adatto che la riproposizione dell’articolo che avevo dedicato al libro intitolato proprio “La Parmigianità”, opera postuma di Pier Paolo Mendogni. Ecco il testo):

Innamorato con rigore – C’è tutto Mendogni, studioso innamorato. C’è tutta la sua grande Cultura, perché solo un vasto Sapere consente di poter tratteggiare anche solo in poche righe il significato di un artista o di un monumento. E c’è il giornalista-umanista, di cui percepisci (qui come mai, conscio che fosse il suo scritto d’addio) l’orgoglioso affetto per Parma, che però il rigore dello studioso mantiene sempre sorvegliato, senza mai che le parole debordino in quell’autocompiacimento parmigiano che spesso urta.

E anche quando scrive che “intorno c’è il mondo. Ma Parma ne è al centro”, alle bellezze di casa nostra premette ad esempio – quasi simbolicamente – il ricordo di quando lo incantò la visione della Sistina, con il Cristo di Michelangelo che “mi fulmina col suo gesto imperioso e lo sguardo severo”.

Pennellate – Da manuale dell’arte e del giornalismo i flash con cui illumina la Cupola del Correggio o la Scapiliata o l’importanza del Battistero. Da ammirare le “pennellate” con le quali ci fa entrare nella fondamentale rinascita culturale del ‘700 o nell’affettuoso e concreto lascito della duchessa Maria Luigia, fuori da ogni sterile o esagerato mito per la vecchia capitale.

C’è tanto di più, e lo si legge agilmente ma poi con la voglia (che è il più bel regalo che un libro possa darci) di tornare sulle pagine per approfondirne ogni spunto. C’è davvero, carissimo prof. Pippo (primo e indimenticato direttore della nostra “Nuova” Radio-Tv Parma), “la Parmigianità” che ti prefiggevi di raccontare, come mi anticipasti sul bus definendolo “il mio ultimo lavoro”. Non potevamo sapere che quello sarebbe stato anche l’ultimo incontro, ma ora che la tua idea è qui, divenuta libro e impreziosita dalle foto del “Cara Parma” di Carlo Bavagnoli, ti posso dire che ci sei riuscito, e che ogni parmigiano dovrebbe leggerti e poi inviarti ammirazione e gratitudine, mentre forse tu progetti nuovi impossibili libri intervistando alfine gli amati Antelami, Correggio, Parmigianino…

RIEPILOGO – MA QUALI SONO I 10 PILASTRI DELLA PARMIGIANITA’ CHE INDICHERESTE AI NUOVI ARRIVATI?

  1. Il buongiorno e il sorriso
  2. Padre Lino per esempio
  3. Mai dimenticare Antonio
  4. Confrontarsi con rispetto e senza insultare
  5. La Bellezza come stimolo
  6. La Civiltà contadina
  7. Sant’Ilario e il ciabattino: il significato di un Patrono
  8. I Sant’Ilario e le Sant’Ilarie: gli esempi
  9. Cori e…Cór pramzan
  10. Le lezioni di carta ancora attualissime

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