“Quando uno viene qua deve togliersi la cravatta, se ce l’ha, ed è lì con tutti”. Immaginate un’osteria larga 300 pagine formato tasca ed ospitale come quella modenese della frase d’esordio, ed avrete
il clima del godibilissimo libro “Viaggetti d’Emilia”.
Che promettesse bene, lo si era capito già durante la seguitissima presentazione di sabato ai Diari di Bordo, con gli autori Paolo Merlini e Maurizio Silvestri, insieme ad un altro oste ispiratore, questa volta parmigiano: Diego Sorba del Tabarro. Frizzante e sincero come il buon lambrusco, fresco e terso come l’aria di Appennino e capace di accogliere come il Po dagli affluenti della Bassa: ecco gli ingredienti di un viaggio tanto agile alla lettura quanto intenso di contenuti.
L’elenco degli spunti e delle storie sarebbe lunghissimo: a colpirmi, e a far riflettere, è la naturalezza delle presenze – in un canovaccio circoscritto come territorio e come storia – di un giapponese vignaiolo nel Piacentino o di Kuni che è ai fornelli della “nostra” Mariella di Fragno. Amalgamati col nostro territorio come gli ingredienti di un buon piatto. Già, perché ovviamente c’è anche tanto di Parma, dal museo Guatelli (unico, nella ricchezza con cui preserva la memoria della Civiltà contadina) a Guareschi, seppur visto da Brescello che è il luogo della memoria cinematografica del Mondo Piccolo che nacque sulla sponda parmense del Po. C’è Fornovo, c’è la Cisa, e poi ci sono le province cugine: ognuna con le proprie caratteristiche ma anche con tutto ciò che le mescola e le accomuna, da Correggio a Ligabue. E si vola sempre alto, ma senza mai pesantezze di racconto, fino a chiudere con una moderna Micol ferrarese, a ricordarci Bassani e il suo Giardino.
Allora adesso fatelo voi un viaggetto ai Diari di Bordo: per quel libro che merita e per le altre suggestioni che i librai Antonello e Alice sanno proporre, come calici di ottimi vini da meditazione.
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