Se dobbiamo parlare di Guareschi, come è avvenuto in una delle tante polemiche cittadine degli ultimi giorni, allora prendiamo seriamente ad esempio uno scrittore che

fu fieramente di destra e che quindi la destra rivendica spesso e legittimamente a modello, ma che (giova sempre ricordarlo) se fosse stato per i fascinazisti sarebbe marcito nei lager di Germania e Polonia come altre decine di migliaia di Internati militari italiani che avevano rifiutato di combattere per la repubblica di Salò e che non fecero più ritorno.

La premessa non vuole accendere ulteriori polemiche: vuole solo mettere i puntini sulle i di Guareschi, e ricordare che – senza tirare per la giacchetta chi fu chiarissimo nelle sue scelte politiche – la lezione più attuale ed urgente dello scrittore di Fontanelle è quella di Don Camillo e Peppone, che invece la politica disattende ogni giorno a Parma come a Roma. Ovvero quella di trovare attraverso la contrapposizione delle singole idee la sintesi migliore per la collettività, magari adottando il nome di una sua celebre rubrica: “Visto da destra, visto da sinistra”.

Allora, proviamo a leggere in modo guareschiano (ma guareschiano per davvero!) due o tre dibattiti di questi giorni.

  1. LA STORIA: FOIBE E DINTORNI – Non entro nel merito della polemica sull’incontro al Romagnosi (mi pare che la risposta di dirigente e docenti sia stata ben chiara), ma provo a salvare l’intento di chi non vuole che le foibe siano dimenticate o sottovalutate. Perfetto. Quanto a chi torna a reclamare anche la cancellazione di via Tito, che procurerebbe disagi a chi vi abita (come è già capitato al sottoscritto in tutt’altra via), credo che basterebbe applicare la dicitura “dittatore”, o altra simile da far scegliere a storici super partes. Perfetto anche questo. Ma nessuno può essere credibile su foibe e Tito se contemporaneamente non fa altrettanto sull’unico dittatore della storia d’Italia, che con la sua assurda guerra mandò a morte 450mila Italiani (a proposito di “patrioti”). La buona fede di politici e cittadini si misura il 10 Febbraio ma anche e soprattutto il 25 Aprile. Altrimenti è solo teatro e comizio: vedremo quindi fra due mesi chi davvero ama la Libertà e la Democrazia. E chi ama davvero l’Italia…
  2. LA SICUREZZA – Ho già scritto e ripeto volentieri che alla destra va dato atto di avere individuato prima e meglio della sinistra alcuni problemi legati all’ordine pubblico. Quindi non sono fra quelli che hanno snobbato o deriso la fazzolettata sotto i portici del Municipio. Ma anche qui, se vogliamo evitare di essere trinariciuti di destra come di sinistra, occorre uscire da una enorme ipocrisia: ovvero far credere che i problemi dell’ordine pubblico (peraltro identici a quelli di altre decine di città come si può vedere da una semplice ricerca su Google) siano attribuibili solo a Comune e Polizia locale. Sono d’accordissimo che a sinistra su questo tema sia tempo di suonare la sveglia: anche a Parma, dove comunque ora vedo molto più spesso auto e uomini della Polizia Locale in azione. Per avviare un dibattito sincero e serio, però, anche la destra deve uscire dalla sua doppia ipocrisia: innanzitutto non si può cercare di far credere che Parma fosse un’isola felice durante la stagione civica (nel 2011 l’ultima giunta del centrodestra lasciò Parma al 91° posto della classifica sulla sicurezza del Sole 24 ore…). E non è credibile chi su questo tema non si rivolge mai al proprio ministro degli interni, da cui dipendono gli organici di polizia e carabinieri. E’ innanzitutto al Viminale che compete l’organizzazione della sicurezza nel Paese: Parma compresa. Ci vantiamo di avere “cacciato la camorra” da Caivano e non siamo capaci di fare una retata degli spacciatori agli angoli di via Trento dove chiunque di noi li può vedere…? Ma chi ci crede davvero? E che effetti ha sortito il decreto Caivano che fu sbandierato come il rimedio del governo alle baby gang? Come si vede, occorrono impegno e autocritica da parte di tutti. Se siamo seri.
  3. I FEMMINICIDI – Anche qui certe polemiche mi interessano poco. Del resto, a criticare le parole del “suo” consigliere regionale ha già provveduto un deputato dello stesso partito FdI. A me anche qui interessa andare oltre: come già per la parola “patriarcato” (che per qualcuno va bene e per altri no), più che le disquisizioni verbali mi interessano aspetti più concreti. La domanda quindi è un’altra: se anche alla radice delle violenze ci fosse davvero la presunta “devirilizzazione del maschio”, considerato che andiamo avanti al ritmo di 100 donne uccise ogni anno già solo in Italia (e non ripesco una storia che affonda ai tempi di Jack lo squartatore quando nessuno cercava di andare nelle scuole a portare i temutissimi e “devirilizzanti” discorsi sul gender…), che cosa stanno facendo gli attuali governanti per evitare che, come succede anche a Parma, uomini violenti siano in grado – anche dopo denunce e nonostante codici rossi e braccialetti elettronici – di colpire e minacciare donne che evidentemente ritengono un loro possesso? Questa è la domanda: che cosa si fa sul piano della repressione e sul piano culturale (ad esempio educazione sessuale e affettiva a ragazzi che hanno per “maestri” You Porn)?

Ecco: partiamo pure da destra, come è anche giusto visto che è essa a governare. Ma se vogliamo fare discorsi credibili, la famosa guareschiana terza narice chiudiamola anche da quella parte, e vediamo i problemi da tutte le angolazioni. Parma chiede questo: non comizi o sterili contrapposizioni.

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