Stavo guardando fuori dal finestrino e mi sono accorto di lui solo perchè l’autobus non era subito ripartito e mi sono allora girato verso il conducente per capire che problema ci fosse. E l’ho visto curvo e tremolante, mentre quasi sottovoce chiedeva al conducente: “Per favore, non parta subito”. Poi, a passi cortissimi e poco irrobustiti dall’aiuto del bastone, si è diretto verso il sedile vuoto, accanto a me.
Ma quando vi è giunto, si trattava di salire (ma in quel momento la parola giusta era “scalare”) il gradino su cui si trovava il sedile. Si è visto subito che nonostante il suo impegno non ci sarebbe riuscito: e allora l’ho incoraggiato ed accompagnato, spingendolo lievemente nella schiena.
Una volta seduto, si è girato e mi ha ringraziato, ma in quel sorriso era facile leggere insieme la gratitudine e l’umiliazione. Mi è venuto un magone fortissimo, perchè quell’anziano mi ha ricordato l’ultima partita vista al Tardini insieme a mio padre: era stata bellissima e per lui divertente nonostante la sconfitta col Cagliari, tranne quando avevo visto il suo sguardo nel dover farsi sorreggere davanti a tante altre persone per salire i pochi gradini che ci portavano ai posti nei “distinti”. E ancor più ricordo quando, credendo di fargli un regalo, ero finalmente riuscito a riportarlo all’aperto per un giretto intorno a casa. Ma in carrozzina, e appena in strada mi aveva gelato: “Ma andiamo a farci compiangere…?”.
Subdola, insolente e impietosa vecchiaia: chissà quanti e quali pensieri passano davvero nella mente di chi si deve arrendere alle proprie progressive incapacità ed ha bisogno degli altri anche se estranei (una volta che avevo provato a fare lo stesso gesto con un anziano che saliva a fatica ne ero stato quasi insultato…). Probabilmente un giorno lo capiremo: e proprio per questo dovremmo specchiarci più spesso in questi anziani che rallentano un autobus o che lentamente attraversano la strada davanti alla nostra fretta. Capiremmo molte cose e forse ne eviteremmo tante altre, con cui riempiamo di sciocchezze ed egoismi le nostre giornate oggi ancora autosufficienti.
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