Mi piacerebbe raccontarvi, e ve lo racconterò perchè è giusto farlo, della loro preparazione, del loro impegno nello scrivere articoli e poi accettare le osservazioni del prof. per migliorare nell’articolo successivo. Della loro serietà, del loro comportamento corretto e con partecipazione…
Un voto è piccolo premio: io sono probabilmente di manica larga… (🙂), ma trovo anche giusto gratificare quell’impegno, anche se poi la strada per avere articoli pronti davvero per un giornale o un sito rimane lunga (ma in certi casi neppure tanto). Una ventata fresca, che ripaga l’impegno di un professore a contratto molto più del quasi simbolico compenso. Però…
…però poi resta nella mente e nel cuore quella frase finale, che troppo spesso ho ascoltato mercoledì agli studenti ai quali – a fine esame . chiedevo del futuro e di dove se lo immaginavano. Molti ragazzi e ragazze arrivano dal Sud, da luoghi di cui conosciamo le bellezze e nei quali possiamo quindi immaginare il legame affettivo, per studenti e studentesse che se ne separano per trovare la loro strada, innanzitutto nello studio universitario.
E poi? Il suo lavoro dove lo vede? Di nuovo nella sua terra? “Professore, da noi non c’è niente” è la risposta sconsolata e ripetuta più volte nella mattinata. Ma davvero tante volte: Agrigento, Pescara, Palermo, Salerno, Crotone, Pozzallo, Abruzzo, Sardegna… Luoghi del cuore che si trasformano in una mappa senza futuro e senza speranze.
Cronaca di una sconfitta annunciata… Una sconfitta che non è loro, non può essere di chi ne è vittima: è la sconfitta di un intero Paese, e ovviamente della sua classe politica. Ma anche, visto che sto parlando a studenti di Giornalismo, è una sconfitta e una colpa dei media, che troppo spesso danno meno spazio a queste emergenze rispetto al dimenticabile tweet del mediocre leader di turno. E’ quello che è accaduto, ad esempio, di fronte alla vergognosa speculazione dell’aumento dei biglietti aerei nel perioodo pre-natalizio proprio per i voli dei fuori sede che rientravano in famiglia per le Feste. Come se non avessero sulle spalle già abbastanza sacrifici…
La loro amarezza dovrebbe essere la nostra rabbia. Ieri, sotto un post nel quale anticipavo un po’ di questi temi, mi ha sorpreso la sorpresa di una ragazza che, commentando una mia frase, ha scritto così:
“Non dobbiamo lasciarli soli” è una frase che mi ha molto colpita perché nessuno si preoccupa di chi non ha opportunità nella sua terra natìa.
Ecco: può far sorridere o sembrare pateticamente presuntuoso che lo si dica all’interno di un piccolo Corso universitario di provincia. Ma qualcosa bisogna fare: e la prima cosa per fare è capire e parlarne. E allora ne parleremo e ne scriveremo: magari non arriveremo a nulla, magari un po’ di contagio (sano) riusciremo a crearlo.
A presto!
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