Non se ne può più. Ma veramente: non se ne può più di un dibattito che, da Parma all’intero Paese, è sempre più schierato, offensivo, sterile, povero…
Le foto sono solo indicative di alcune recentissime polemiche, con accostamento bipartisan e in parte già superato (e sempre verso il basso: se Vauro ha poi pubblicato brutte vignette su presepe e politica, Porro ha “risposto” etichettando sardine e gretini – che già da sola è definizione eloquente – come “disturbi mentali”). E così via, abbassando e insozzando ogni giorno di più l’asticella e il livello del confronto.
Per un po’ di audience in più (televisiva o web che sia)? Anche per quello, mentre sulla carta certi titoli sembrano avere il solo effetto di aggravare la situazione della stampa. Ma non solo per l’audience o per i clic, perchè la stessa musica la si ritrova poi nei nostri quotidiani confronti su facebook o su altri social, che sono uno specchio del nostro imbarbarimento.
Ormai è raro che qualcuno disserti, riconosca magari che nelle tesi altrui c’è almeno un fondo di verità, pur continuando comprensibilmente a difendere le proprie, di idee. E’ raro che una questione venga approfondita, che chi non la conosce ascolti o legga prima di giudicare. Una cosa è giusta o sbagliata non per ciò che è ma per chi la sostiene, amico o “nemico”.
E’ così anche da noi, e a me pare una pessima trasformazione per una città che si era sempre fondata sulla tolleranza, sull’ascolto, sulla fusione delle idee magari con l’aiuto della nostra ironia e autoironia. Così, più che inseguire nuovi e un po’ presuntuosi titoli da “capitale” (ne riparleremo) sarebbe bello se Parma e i parmigiani, senza riconoscimenti o passerelle ufficiali ma nei fatti di ogni giorno, si candidassero a Città della Tolleranza e del Rispetto. E sarebbe bello se Parma, anche la Parma virtuale ma concretissima dei social, diventasse un esempio di una cosa banalissima ma ormai dimenticata: ovvero di come si possa discutere, anche con idee diversissime, rispettandosi. Perfino, pensa te che rivoluzione, con un sorriso. E non solo per Natale… 🙂
Leggi anche: Il caso Guareschi
Lascia un commento