Ci vorrebbe quel presepe, a farci capire che cosa può essere il Natale 2020. Ci vorrebbe quel presepe, per noi smarriti nella pandemia e nelle nostre lamentele. Un presepe di 77 anni fa…

Un presepe di cartone, con un rametto a fare da albero davanti alla capanna e con una cometa che da Betlemme finiva a…Marore. Un presepe costruito con pazienza nella baracca di un lager: un presepe da guardare ogni sera prima di addormentarsi, per “vedere” in quella casa illuminata la propria famiglia. La moglie, il figlio, e la figlia mai vista che a Marore lo aspettavano e lo avrebbero aspettato.

Ma lui era prigioniero in quel lager, così come tanti internati militari italiani che avevano preferito la prigionia allo schierarsi – dopo l’8 settembre 1943 e l’armistizio – con chi voleva perpetuare il fascismo nella Repubblica di Salò, insieme ai nazisti. Giorni di fame, di senti, di angoscia…

Ogni sera, però, quel presepe con la sua casa illuminata e con la capanna del Gesù in cui credeva gli davano la speranza di tornare. E la forza per dire e pensare “Non muoio neanche se mi ammazzano”.

Passarono circa due anni, prima che quell’uomo potesse tornare a casa. Con una valigetta piena di disegni e di appunti, che sarebbero diventato uno straordinario “Diario clandestino”. E al momento di tornare in Italia, finalmente libero, nella valigetta aveva preso con sè quel particolare presepe, che tanta forza gli aveva dato nei giorni bui del lager.

Ecco: dovremmo idealmente avere in casa tutti noi. Noi che ci stiamo perdendo, anzichè unirci come fecero i prigionieri dei lager, di fronte a un nemico diverso ma a sua volta subdolo e tragico. Noi che ci stiamo rinchiudendo nei nostri egoismi e nelle nostre singole lamentele, messe quasi una contro l’altra come se non si trattasse di una battaglia comune. Noi che dovremmo leggere e capire davvero Giovannino Guareschi.

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Una lettura per Natale:

IL CASO GUARESCHI – Gabriele Balestrazzi, ed. Diabasis (in libreria e nelle edicole Barilla Center – Municipio – P.le Santa Croce)

Come è possibile che uno degli scrittori italiani più letti, tradotti e amati nel mondo non trovi posto nella maggior parte delle storie della letteratura italiana o nelle antologie proposte ai ragazzi? Un cronista ha ricostruito le motivazioni di chi ama e di chi detesta Giovannino Guareschi, scoprendo tanti pregiudizi non solo “politici”. Ad esempio, molti non sanno che il papà di Don Camillo e Peppone ha scritto anche uno struggente e purtroppo “clandestine” Diario dal lager. Uno scrittore certo non privo di difetti, ma anche ricco di umanità come pochi altri. Conversazione con Maurizio Chierici. Con uno scritto di Enzo Tortora.

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