A molti dà fastidio già solo ricordarle. Eppure le parole “Ne usciremo migliori”, così come “Insieme ce la faremo” erano fra le poche cose da salvare nella primavera del 2020, fatta di morti e di un incubo mai vissuto dalle nostre generazioni.
Ci univamo sui balconi per cantare l’Inno d’Italia, sentendoci – noi sì – veri patrioti di quel momento, oppure per un applauso collettivo ai medici che lottavano in prima linea contro un nemico allora semisconosciuto. E ci ritrovavamo nella simbologia del

colibrì mostrato da Sergio Venturi, commissario straordinario che ci informava ogni pomeriggio via facebook sull’andamento della pandemia.

Per carità! Nell’era in cui “buonismo” è una parolaccia (vuoi mettere l’humus di aggressività nel quale facciamo crescere i nostri ragazzi baby gang comprese…?) e il politicamente corretto una sottospecie di pandemia, abbiamo presto abbandonato queste ritualità troppo “molli” e siamo tornati al rancore di sempre, fino all’assurdità del rifiuto dell’unica medicina che almeno in parte rintuzza il maledetto Covid: cioè il vaccino. Anche a Parma è così ripartita la social-litania degli insulti, delle parole offensive verso chi la pensa diversamente da te, ecc. ecc.

A questo punto, che campagna elettorale e che dibattito possiamo immaginarci, in vista delle Comunali di primavera? L’avvìo non è certo stato dei più esaltanti: il Pd, come si fa con la scatola degli addobbi natalizi, è andato a scartare gli scatoloni della sua specialità: il litigio interno. E anziché farci sapere i suoi programmi per Parma (magari anche con un tavolino in via Mazzini, da anni regno incontrastato del centrodestra) fa “notizia” da mesi per primarie, spaccature, alleanze e nomi da bruciare. Effetto Parma vive in modo non ancora chiaro il finale della doppia stagione di Pizzarotti sindaco, fra priorità opinabili e costose (perché, ad esempio, spostare i campi da basket della Cittadella…?), ambizioni e piccole crepe interne, ruolo futuro dello stesso sindaco, alleanze. Il centrodestra spara soprattutto sulla sicurezza (ma la intende solo come piccola criminalità: sui colletti bianchi e sulle infiltrazioni cittadine della criminalità organizzata sbraita assai meno), dimenticando però di spiegarci che cosa era stato fatto per Parma nei 18 mesi del ministro-“Capitano”… Va a finire che le cronache dei più attivi sembrano tratte da vecchie Gazzette anni ’90 (l’ex sindaco Vignali su tutti, poi G.P. Lavagetto, poi Bernini). Altri partiti e movimenti si muovono cercando di evolvere dalla attuale dimensione di cespuglio. Lo spunto forse più lungimirante, ovvero la mostra “La città d’oro” del gruppo che fa capo a Dario Costi, è quasi passato sotto silenzio, anche se forse lo stesso Costi dovrebbe fare chiarezza sul ruolo che vorrebbe interpretare in città.

Difficile, per ora, vedere nella cronaca delle ultime settimane qualcosa di diverso da nuove o vecchie ambizioni personali. E a me piacerebbe invece vedere nascere le liste (o gli slogan) “Insieme ce la faremo” e “Ne usciremo migliori”… Buon 2022, Parma!

I MIGLIORI RISTORANTI DI PARMA : la Superclassifica per scegliere in 2′

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