E’ un classico della storia giornalistica e editoriale di Parma. Nè poteva essere diversamente, affiancando le firme dei due fuoriclasse che completandosi a vicenda hanno ispirato e guidato la grande Gazzetta, modello per tutti i giornali di provincia italiani:
Baldassarre Molossi e Aldo Curti.
In realtà, sulla copertina le loro firme sono al contrario, quindi in ordine alfabetico e non con la gerarchia del giornale, dove l’uno fu l’inimitabile direttore per oltre 35 anni e l’altro fu il suo braccio destro con un senso della notizia non comune neppure nelle redazioni più blasonate. “Parma kaputt” fu una parentesi – straordinaria e in qualche modo coerentissima – rispetto alla gestione quotidiana della Gazzetta. Da manuale anche quello (insieme al successivo “Parma anno zero”), come esemppio di ricostruzione giornalistica delle drammatiche vicende che a Parma seguirono l’8 settembre e si protrassero fino al 25 Aprile.
Ne avremmo parlato prima o poi anche nella Parmateca.it, dove sta pian piano nascendo una biblioteca web della Cultura di Parma. Ma sfogliare il libro proprio in questi giorni invasi dalle angoscianti notizie sul dramma dell’Ucraina e sulla orrenda guerra mossa dalla Russia, dà i brividi e fa stavolta passare in secondo piano l’interesse per la lettura o l’ammirazione per quella ricostruzione giornalistica.
Sono soprattutto le immagini che ci parlano, perchè ci fanno capire in modo chiarissimo e tremendo che cosa significa essere una città sotto le bombe. Una delle foto (credo di Oreste Battioni, ma le immagini del libro sono tratte dall’archivio anche di altri importanti fotografi parmigiani) mostra un palazzo sventrato in strada al Duomo, a pochi metri dal nostro straordinario Battistero e da Piazza Duomo. E poi le ferite alla Steccata, a Palazzo del Governatore, al bellissimo monumento a Verdi e a tanti edifici.
Possiamo capire davvero, guardando quegli sfregi al luogo che ci appartiene e che amiamo, quanto sia orribile convivere con la guerra, vedere andare in fumo la propria quotidianità e i tesori d’arte ereditati nei secoli. Sì: guardate quel libro, se siete tra i fortunati che ne possiedono una copia. E riflettiamo insieme sulla fortuna di questi decenni di pace, e sul nostro dovere di aiutare chi nella guerra ancora oggi, e incolpevolmente, annaspa fra orrore e angoscia.
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