Sì, certo: lo so che il titolo del famoso film sarebbe “Quella sporca dozzina”. Ma non mi sembrerebbe certo carino per le 12 persone che si sono rese disponibili per il difficile mestiere di sindaco, o di sindaca. Anzi,
ribadisco che ogni parmigiano, qualunque idea abbia, debba essere riconoscente a chi si pone a disposizione della polis e della collettività. Ben venga anche, pur nella estrema lontananza delle idee, che per ultimo abbia deciso di rimetterci la faccia un esponente del partito dei “patrioti”, ritrovando il rispetto che si deve a una istituzione comunale alla quale pochi mesi fa aveva infelicemente esibito altra e meno nobile parte del corpo.
Ma al di là di questi “dettagli”, ora il quadro dovrebbe davvero essere completo. Anzi, qualcuno ironizza prevedendo che quest’anno avremo più candidati che elettori: ma questo, al di là della bella battuta, è un tema serio che affronteremo presto. Completo, comunque, il quadro lo è davvero: si viaggia dalla destra alla sinistra e quindi in teoria ci sono candidati di riferimento per qualunque ideologia individuale o quasi. Il problema è un altro.
Il problema (qualcuno non sarà d’accordo su questo termine) è che non ci sono più i partiti. I candidati riferibili a schieramenti anche nazionali sono la minoranza. E questo, se magari a qualcuno piacerà, apre comunque una questione: capire bene il progetto politico al quale si darebbe il voto. E’ il tema ormai ricorrente da qualche decennio, ovvero da quando sono comparsi sulla scena liste e candidati civici, e da quando le competizioni elettorali si giocano molto sulla personalizzazione, che si tratti di elezioni nazionali (Berlusconi vs Occhetto o Prodi, oppure Salvini, Bersani, ecc.) o locali.
Parma, in questo senso, è stato un laboratorio di risonanza nazionale: prima lo schiaffo di Ubaldi agli eredi della città rossa, poi la rivoluzione (o almeno l’annuncio di rivoluzione…) di Pizzarotti contro gli eredi della città rossa e dello stesso Ubaldi. Passando per Vignali, in questo doppio laboratorio 13 anni è durata la prima fase e 10 la seconda. Ma anche in questi casi un riferimento ai partiti c’era: la vittoria di Pizzarotti era nata, lo ricordiamo tutti, come frutto del Movimento Cinque Stelle di Grillo, così come Ubaldi – pur con la nuova casacca vincente di Civiltà Parmigiana – era comunque l’Elvio Ubaldi per anni interprete della componente di sinistra della DC.
Oggi è un po’ più difficile rintracciare radici e parentele di molti candidati. Ecco perchè non mi permetterei mai di usare neppure per scherzo il titolo del noto film, ma che si tratti di una dozzina un po’ “storta” è innegabile. Pensate al PD: al di là della faticosa alleanza con Effetto Parma per la candidatura di Guerra, da lì sono passati altri due candidati, ovvero Dario Costi (candidato alle primarie 2012) e Michela Canova che la sindaca Pd l’ha già fatta, a Colorno. Stesse situazioni nel centrodestra: se dunque Bocchi resterà agganciato al simbolo della Meloni (evidentemente le alleanze non si sono decise solo a Parma, ma anche a Bologna o Roma in entrambi gli schieramenti), il matrimonio Lega-Vignali sconfessa l’ostracismo che prima Ubaldi riservò al Carroccio, così come poi con lo stesso Vignali la Lega non era alleata e spesso fu anzi decisamente critica.
Per completare il quadro, più riconoscibile è lo schieramento di sinistra: ci sono i Verdi con Ottolini, c’è Potere al Popolo con Andrea Bui e c’è Roberta Roberti che il consiglio comunale lo frequenta da tempo. Quindi le tre identità sono riconoscibili e con persone che godono di molta stima nella loro area di riferimento: semmai, da quelle parti ci si chiede se non si poteva (o se ancora non si possa) trovare un accordo che scongiuri la suddivisione dei voti dell’elettorato di sinistra/verde con il rischio di non averne rappresentanza in Consiglio. Capisco che la scadenza nazionale, di qui a un anno, induca a mantenere le identità di bandiera: ma se i programmi non sono così contrastanti consiglierei ai tre un ulteriore ripensamento, magari con un progetto che voli un po’ più alto (anche perchè onestamente è difficile prevedere uno dei tre vincente e sindaco/a) e semini anche per le elezioni future.
Già, perchè alla fine il problema di 12 candidature è anche il fatto che molti sono entrati in scena come candidati solo negli ultimi mesi. E allora, tornando al gioco di parole sulla “storta dozzina” e sulla necessità di convincere i parmigiani a recarsi nelle urne, chiederei ai candidati di darci un’idea più concreta sulla loro squadra, perchè governare la città non è lavoro da uomo solo al comando. Capisco che nessuno voglia bruciare i propri nomi, specie dove sono più ridotte le speranze di vincere. Ma allo stesso tempo, conoscere le identità (e le idee) di possibili assessori e quindi capire meglio le scelte concrete che verrebbero fatte ci consentirebbe di andare un po’ al di là di 12 nomi, pur con tutto il rispetto per la dozzina in campo.
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