“Vi sembrano dei candidati degni?”, “L’unica protesta è non andare a votare”…
Mentre si sparano gli ultimi fuochi, talvolta fuochi artificiali, della campagna elettorale, è sceso in campo l’esercito dei sindaci da tastiera. Quelli che con la politica non si sporcano, perchè c’è un gioco straordinariamente più divertente:
aspettare che qualcuno si esponga e poi impallinarlo.
Neppure la moltiplicazione dei candidati è bastata. Vero che sono venute a mancare le due proposte femminili (Canova e Roberti), per una vicenda poco chiara ma senza illeciti, fino a prova contraria. Di candidati ne sono comunque rimasti dieci, e da Bocchi a Bui lo schieramento sembrerebbe abbastanza ampio da poter coprire il ventaglio ideologico della stragrande maggioranza dei parmigiani. E invece no.
Ecco quindi le dichiarazioni di non voto che arrivano a pioggia sui social, condite appunto da giudizi come quello della frase iniziale. E chi saranno questi sdegnosi non-elettori: dei premi Nobel? Spalle e cervelli rubati alla Politica con la P maiuscola? Visionari innovatori che saprebbero trasformare Parma in una Città delle Meraviglie?
Ahimè, temo che non lo sapremo mai. Quando su facebook provo timidamente a obiettare: “Ma perchè allora non ti sei candidato tu?” la discussione finisce.
Già, perchè al parmigiano in fondo non importa davvero che la città cresca. Non importa che si riesca a creare un Mondo piccolo nel quale mettere a confronto, e poi mettere insieme, le idee diverse per trarne la sintesi migliore. No: la Parmigianità è solo una bandiera da esibire – sempre sui social – per la Rozäda di San Giovanni coi suoi tortelli o per gli anolini di Natale. Poi la si esercita appunto da tastiera: “J’ ätor j’en tùtt stùpid. Dal sindaco (chiunque sarà) in giù”. E’ la specie sempre più diffusa del parmigiano “sborone” (per dirla col comico di Zelig), per il quale colpe e limiti sono sempre “degli altri”. Fra l’altro, non si capisce neppure lo scopo della “protesta”: se nessuno andasse a votare, arriverebbe per qualche tempo un commissario che poi dovrebbe comunque indire nuove elezioni: e quindi…?
Quante volte, nell’ultima competizione elettorale, ho sentito “decantare” i limiti del sindaco uscente, che però poi è stato anche rientrante? Evidentemente, o non era così “balordo” lui o non sono state convincenti le alternative. E’ un po’ quello che sento a Parma da 50 anni sulla Gazzetta: è solo “il giornale dei padroni”, o “il giornale dei morti”, ed “è pieno di difetti” (che è vero da 50 anni, ovviamente); però quando si tratta di fare di meglio non ci riesce nessuno e se ne sono andati quasi tutti con le gambe levate… Allora forse chi giudica gli altri li sottovaluta e al contempo sopravvaluta sè stesso…?
A scanso di equivoci, anche chi scrive è certamente contagiato dal virus della parmigianite presuntuosa. Ma con una differenza, almeno in politica: io sono conscio del fatto che non riuscirei ad amministrare neppure un pianerottolo, e quindi sono inanzitutto grato a chi ci si mette. A tutti i dieci candidati (chi più chi meno vicino alle mie idee…) dico grazie per l’impegno di questi mesi. E una cosa so di sicuro: il 12 giugno (ed è già vergognoso avere collocato il voto in periodo già di vacanza scolastica ecc.) sarò a votare. Per la città, per rispetto a chi si è candidato e si è impegnato, e soprattutto per i tanti che credendo nella democrazia misero in campo addirittura la loro vita, pur di garantirci quel diritto al voto libero che in Italia fu negato da una dittatura per un lungo ventennio.
Chi a votare non ci va, quindi, secondo me non solo non è un vero parmigiano, ma meriterebbe di conoscere a sua volta una società senza democrazia…
…………………………
COMUNALI 2022: leggi tutti gli articoli sulle elezioni
RISTORANTI DI PARMA: come scegliere in 2′ dove mangiare
ILCIELODIPARMA: scopri gli argomenti che ti interessano:
Ambiente Antonio Mascolo arte Attilio Bertolucci Battistero Parma Benedetto Antelami Bernardo Bertolucci calcio Carlo Ancelotti Cinema Comune di Parma coronavirus Correggio Don Camillo Donne Duomo di Parma Elezioni comunali Parma 2022 federico pizzarotti fotografia Fotografie di Parma gazzetta di parma giornalismo giovani Giovannino Guareschi Giulia Ghiretti Inceneritore La rabbia Libri Libri recensioni Non è mai troppo Parma parma Parmabooks parma calcio Parma senza amore Pier Paolo Pasolini Politica Primo Giroldini psichiatria Sicurezza Stefano Pioli Tea Ranno teatro Università di Parma Violenza sessuale volontariato
Giugno 11, 2022 il 7:47 am
Caro Billy, passavo di qui e leggendo questo tuo articolo son rimasto molto perplesso per usare un eufemismo. Premetto che comprendo bene lo stimolo che vuoi dare per far comprendere l’importanza del voto. Ma ammetto, con altrettanta trasparenza, che i giudizi che dai per me sono un po’ al limite della comprensione: una persona della tua sensibilità mi fa specie si addentri in giudizi su “chi vota” e “chi si astiene”. Credo che andare a votare sia importante (io lo farò), ed un’assunzione di responsabilità. Ma non mi permetterei mai di dire che chi non eserciterà questo diritto sia persona che aspetta che qualcuno si esponga per poi “impallinarlo”. Certo nelle sfumature degli astenuti ci sono anche questi ma esistono anche tante persone che hanno contenuti ben più sostanziosi e non la semplificazione che a me sembra tu faccia. O almeno, credo che in democrazia sia compresa anche l’astensione. Io stesso nel mio lavoro quando devo votare documenti, emendamenti o linee guida “vivo” le possibilità che la democrazia mette a disposizione nei pareri di voto: Favorevole, contrario o…ASTENUTO. La astensione fa parte di una forma democratica e che la democrazia stessa mette a disposizione. Ma la democrazia è diventata pura demagogia. Il primo fu Hobbes a chiamarla demagogia che lo trovo il termine giusto oggi. Nel tempo infatti credo che la democrazia sia mera demagogia e nulla di più e c’è molta e troppa assuefazione alla demagogia. Questo non vuol dire che io creda che non bisogna andare a votare. Al contrario! Credo che sia importante farlo ma sono altrettanto convinto che negli astensionisti non ci siano solo lavativi, persone che non hanno coraggio di esporsi o populisti…se ci mettiamo tutti in ascolto ti garantisco che non è così. E la soluzione non può essere che allora uno si deve candidare: per fare politica (come per fare un giornale o fare una busta paga) ci si possono mettere le idee ma per farla in maniera attiva ci vogliono poi competenze, conoscenze e capacità e non tutti, pur avendo magari buone intenzioni, hanno la capacità di farla pur avendo magari idee che mettono a disposizione del politico di riferimento ma che poi, non solo a livello locale, vengono da almeno 30 anni tradite. Detto questo ribadisco che andrò a votare ma non con vestiti da festa o cantando allegramente con il sorriso stampato in faccia: la politica ci ha abituati a spettacoli stucchevoli e la fiducia è sempre molto ballerina. Credo piuttosto che bisogna andare a votare perchè è l’ultimo strumento che abbiamo per esercitare un azione che deve avere respiro e bene collettivo e soprattutto è uno strumento non violento ma che francamente, visto ciò che è accaduto negli ultimi 30 anni in Italia, c’è ben poco da mettersi il vestitino della cresima.