Mi si mescolano davanti agli occhi le cronache della Gazzetta e la fantasia – temo altrettanto concreta – di un libro. Al centro i giovani: dalla 13enne picchiata in bagno dalle “amiche” di classe
alla rissa teen del Bodoni, in entrambi i casi con video incorporato. E nel libro Giorgia, che sembra avere tutto e si scopre con niente, in un saliscendi di sentimenti e di situazioni che a loro volta temo siano davvero la quotidianità di tanti adolescenti.
Mettiamo ordine e partiamo dalla realtà. I due episodi “scolastici” che hanno guadagnato “l’onore” della cronaca cittadina sono effettivamente preoccupanti, anche perchè allungano ulteriormente una lista di notizie che già solo in questo 2022 è troppo lunga per essere ignorata, fra “baby-gang” ed episodi isolati. Isolati ma certo alimentati dalla stessa cultura: già solo l’elemento della videoripresa ci dice ciàò che sappiamo da tempo, ovvero che abbiamo delegato agli smartphone una larga fetta della compagnia e della gerarchia dei valori che dovremmo riservare ai nostri figli.
E’ vero, e non va ignorato o nascosto, che negli episodi di cronaca nera under 20 c’è spesso in ballo anche l’elemento multiculturale. Un tema di cui tanti sembrano parlare ma di cui in realtà nessuno si preoccupa: già, perchè parafrasando Tito Livio “mentre a Roma si discute (di porti aperti o chiusi), Parma viene espugnata nella generazione che dovrà costuire il futuro”. E se è vero che la multiculturalità può accrescere ostacoli e situazioni a rischio, è altrettanto vero che nessuno si preoccupa della città che esiste già e che ormai esisterà anche se per incanto si fermasse ogni sbarco: ed è una città multietnica e multiculturale, che ci piaccia o no. Quindi, a parte ovviamente gli interventi sulla sicurezza e su eventuali reati quando sarà necessario, o si pone mano a un efficace intervento sociale basato su valori veri oppure il problema è evidentemente destinato ad aggravarsi
Qui, però, entriamo in ballo anche noi. Troppo riduttivo, e comodo, limitarsi a parlare di “disagio giovanile”: se infatti è vero che vanno studiate e affrontate le dinamiche specifiche degli adolescenti di oggi e del mondo digitale nel quale sono fin troppo avvolti, è altrettanto evidente che quei ragazzi sono figli nostri e del nostro esempio. Ed è questa la parte più scomoda ma puiù necessaria da affrontare: le cronache di questi giorni sono anche le stesse degli insulti razzisti di un genitore a una partita giovanile di calcio (per di più in una delle società più attente ed attive nel trasmettere invece messaggi corretti e inclusivi). Se dalle cronache si passa poi ad una virtuale e anche breve passeggiata su facebook, troverete talmente tanto livore e talmente tanta aggressività da chiedervi semmai com’è che i nostri ragazzi non siano arrivati anche a livelli peggiori.
Sempre stando davanti allo specchio (ognuno di noi vi contribuisce e sarebbe assurdo chiamarsene fuori), rileveremmo facilmente in tanti di noi insulti e sfoghi ben sopra le righe, che si tratti di insultare Meloni o Letta o anche solo che ci sia da commentare un passo falso del Parma calcio o la morte della mamma di Stefano Cucchi o altroi episodi di cronaca di cui nulla conosciamo ma che subito pensiamo di poter giudicare attribuendo colpe e patenti di inadeguatezza al primo che capita.
Ho voluto inserire in tutto questo la recensione di un libro. Che può sembrare un torto a una scrittrice, che però è anche amica e quindi mi conosce abbastanza per sapere che invece la finalità è tutta al positivo, come del resto è piacevole consuetudine delle sue pagine.
Qui, in “Bellissima”, non ci sono le atmosfere e la lingua contaminata col siciliano delle ultime pagine di Tea Ranno legate all’Amurusanza. Ha la veste del romanzo per ragazzi, ma proprio per i motivi che ho elencato nella prima parte dell’articolo è invece – e quanto mai – un libro per tutti. Intorno a Giorgia, possiamo (ri)vivere quell’altalena di stati d’animo che rende splendida e infida al tempo stesso l’età dell’adolescenza. Dove spesso sono già complicati i rapporti propri, nei quali irrompono gli affetti come esplosioni tanto di gioia quanto di possibili dolori; ma dove, proprio per questa altalena, l’unica cosa che non si può preventivare e accettare è il tradimento dei genitori: già è difficile accettarlo fra loro, ma destabilizzante diventa il tradimento “anche” dei figli.
E’ una Tea Ranno diversa che disvela una sua ulteriore qualità, che è la versatilità. Ma credo di non sbagliare se dico che anche in questa storia, che pure non ne parla esplicitamente, torna uno dei doni più preziosi che le pagine di Tea sanno offrirci: l’Amurusanza, che è un “inseguire la gioia tenendosi per mano”. Vale per l’amore come per l’amicizia, e vale naturalmente per quel particolarissimo rapporto che lega genitori e figli.
Ecco perchè, oltre al piacere intrinseco nella lettura di chi sa scrivere con invidiabile scioltezza e con una leggerezza che mai comporta assenza di valori, “Bellissima” è da consigliare proprio a chi si voglia porre – senza autoassoluzioni – il tema dei nostri ragazzi e del mondo spesso torbido che abbiamo creato intorno a loro. Tea Ranno, quando scrive così come quando parla ai suoi incontri, ci affascina ma anche ci interroga. Che è oggi la più importante funzione che un libro possa offrirci.
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