Alla fine resta forse più il sapore degli anolini o del panettone, che quello del Natale di Gesù…? Non è
un dubbio blasfemo: è la cronaca, è quello che si percepisce orecchiando per strada o sul bus. O viaggiando sui social…
C’è voluta la morte di Papa Ratzinger per riportare qualcosa di religioso nei discorsi di inizio anno. Ma per il resto, l’aspetto legato a ciò che si chiama “Natale” è essenzialmente laico, gastronomico, consumistico (la nuova “Festività” che già bussa alle porte si chiama Saldi…).
Nulla di nuovo, si dirà. Effettivamente se ne parla da decenni, al punto che restano attualissime le analisi che fece ormai mezzo secolo fa Pasolini nei suoi Scritti corsari.
Ma proprio da Pasolini riparte il discorso. Durante le Feste, ho rivisto in tv il suo “Vangelo secondo Matteo”: straordinario, ancora di grande forza e umanità. Mi piacerebbe vederlo con Giovannino Guareschi, che ne fu pregiudizialmente diffidente (scrisse: “Pasolini vuole portare la vita di Gesù sullo…scherno”) e che forse non ha mai visto quella pellicola, in quanto aveva già giudicato blasfema la pellicola pasoliniana della Ricotta. Proprio “in quel tempo”, i due si scontrarono nel film-documentario La Rabbia, dove Pasolini sottolineava la propria visione “ateo”-marxista mentre Guareschi concludeva affidando le residue speranze per un mondo migliore proprio alla fede in Dio.
Ma un anno dopo, come si diceva, Pasolini avrebbe realizzato col suo film sul Vangelo una delle più intense umanizzazioni di Cristo. In questo sovrapponendosi proprio al Gesù umanizzato, in modo diversissimo, da Guareschi nel suo Don Camillo, dove al Crocifisso era affidato il compito di far ragionare il sanguigno parroco per riportarlo alla ragione e alla sintesi con l’avversario “trinariciuto” ma sensibile alle ragioni del cuore. Fino al punto da vedere i due rivali insieme nella cura delle statuine del presepe, e proprio al sindaco comunista toccava l’amorevole ritocco della statuina di Gesù.
Suggestioni, quindi, non solo riservate ai fedeli. Proprio la morte di Benedetto XVI, e l’inedita quanto strana convivenza di questi anni del papa emerito con il papa Bergoglio, hanno riproposto i vari modi di interpretare la religione e la storia di Gesù, affascinante anche per chi non crede nell’aldilà. Mi ha colpito, ad esempio, sapere dei continui dialoghi fra papa Ratzinger e il matematico Pier Luigi Oddifreddi, ateo, da cui erano sortiti anche alcuni libri.
Ci sono le opere d’arte: c’è, per restare qui, il silenzio davanti alla Deposizione dell’Antelami o alle cupole del Correggio. Ci sono altri film, canzoni (da De Andrè alla suggestiva “Quando quell’uomo ritornerà” dei Corvi), libri. C’è – che si creda o no – il fascino della più bella di tutte le filosofie o ideologie: Ama il prossimo tuo come te stesso. E sarebbe bello averla addosso uscendo da queste Feste, più degli anolini, più dei saldi, più delle meschinità che già hanno ripreso ad abitarci…
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