C’è qualcosa di nuovo nel centro della città, a due passi dalla Piazza, con nuove prospettive per i parmigiani. In realtà è lì…dall’anno Mille, visto che
parliamo della nostra Università e della sua sede centrale, appunto in via Università n.12, parallela a via Mazzini e di fronte al piazzale che una volta ospitava il cinema Lux.
E allora dov’è la novità, direte voi? Ve lo spiego partendo da chi ne ha più merito: ovvero Arnaldo Amadasi, persona gentilissima e stimata da generazioni di studenti e oggi in pensione ma attivissimo con il Centro sociale universitario e soprattutto con l’attività fotografica. E alle tante iniziative nate da questo sodalizio, in stretto contatto con l’Ateneo, ecco ora che sempre più spesso la sede universitaria si sta aprendo alla città, e quello splendido spazio che è la Sala delle Colonne, all’ingresso dopo avere superato l’Aula dei Filosofi, si sta affermando come spazio espositivo fotografico di grande suggestione.
Era accaduto lo scorso autunno con le foto di Giovanni Ferraguti: un successo travolgente, poi culminato nella presentazione del libro al quale ho avuto l’onore di partecipare con le mie didascalie (ma la magìa è tutta nelle foto di Ferraguti).
Ed ora è toccato a Franco Furoncoli, altro conosciutissimo fotografo parmigiano. Vent’anni di scatti (1970-1990) con oggetto Parma. Una Parma calda: perfino l’Oltretorrente con la neve risulta “caldo”, per una ricerca di luci che Furoncoli esprime soprattutto nei confronti delle bellezze artistiche della città: il Battistero, San Francesco del Prato, il Duomo con la paziente attesa del sole del tramonto in allineamento con l’Angiol d’or, e la Deposizione dell’Antelami, il cui suggestivo ritratto ho scelto come foto per questo articolo, pur capitando in un orario nel quale per il telefonino era impossibile non captare anche i riflessi.
La mostra ha chiuso i battenti, ma sarebbe bello – come ripetiamo da tempo (e anche qui qualcosa ha iniziato a muoversi con l’iniziativa dell’archivio Rosati) – che le belle mostre non andassero perse e che si costruisse una Casa multimediale della memoria della città. Speriamo che questi siano i primi passi.
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