Già meriterebbe una visita il solo Parco Nevicati, con le sue piante, i conigli e la mini-fattoria. Un motivo in più per vedere la mostra su “Un paese di terra e di ingegno”, ovvero
Collecchio nel suo passaggio dal ‘900 al nuovo millennio.
Le firme della mostra sono una certezza e insieme una curiosità: il Centro Studi Movimenti, con Margherita Becchetti, Gabriella Incerti, Ilaria La Fata. La certezza è che il CSM ha regalato a Parma, due anni fa, uno degli eventi più belli, con la mostra sui Capannoni; la curiosità è capire come si possa fare qualcosa di altrettanto interessante in un contesto più piccolo.
E qui giocano ricerca storica, intelligenza e creatività. Collecchio, è vero, ha una storia tutt’altro che secondaria: basterebbe la storia di Parmalat (crac compreso) per giustificare l’idea di una mostra. E c’è anche Parmalat, ovviamente. Ma qui a Villa Soragna c’è molto di più, ed è presentato in un modo nel quale certamente si possano identificare i collecchiesi, ma che anche sia in grado di richiamare chi vive in altri comuni.
La storia di Collecchio, infatti, propone sequenze “universali”: la civiltà contadina, con i bidoncini del pomodoro, poi le guerre e la rinascita con il passaggio all’industrializzazione e al boom economico, mentre si adeguavano anche i trasporti dal tram al treno. Una storia delle mutazioni dei punti di riferimento e di ritrovo interni al Paese ma sempre con un occhio rivolto all’importante via Spezia che lo attraversa. Dal ’61, appunto, la Parmalat, con i primi geniali tetrapak, l’espansione mondiale e la doccia gelida del 2003, affrontata e superata da un paese unito davvero.
C’è poi da ricordare l’attrazione del Taro Taro, con una sala-discoteca che da sola vale la visita alla mostra (che fra l’altro è gratuita). E del Taro c’è anche il Parco, la cui nascita venne osteggiata dai trattori in corteo con slogan che oggi mostrano tutta la loro inconsistenza.
E poi ancora lo sport, i volti fotografati nei decenni… Finché si arriva alla fine del viaggio con un’ultima coinvolgente sorpresa: la salita nell’altana di Villa Soragna, dove lo sguardo spazia verso tutte le direzioni. E San Martino Sinzano è anche la direzione di…Tokio. E così via, perché nell’era globale quello sguardo verso l’orizzonte dei quattro punti di cardinale è anche – come chiedono le parole della sindaca Maristella Galli – un invito a pensare a come ognuno possa contribuire alla vita e al futuro di Collecchio. Magari anche con un pizzico di eresia, come Gherardo Segalelli che passò da queste parti.
Una iniziativa esemplare: grazie e complimenti a chi l’ha pensata e realizzata.
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