Per chi ha vissuto da cronista anche le “gesta” dei franchi tiratori che bloccarono addirittura l’elezione di un sindaco per le beghe interne al partito socialista, quello sulla votazione di una delibera della partecipazione è un episodio risibile. Però
sarebbe un errore per tutti sottovalutarlo e non trarne l’invito a una riflessione, peraltro poi ribadito da chi oggi guida il governo della città ovvero il sindaco Guerra.
Visto che parliamo di una maggioranza di sinistra, la prendo larga ma concreta. Era l’11 giugno, quando sui media locali si è sviluppato il dibattito con le varie prese di posizione sull’esito del Consiglio comunale di lunedì (per spiegare in due parole anche ai non addetti ai lavori, al momento del voto ci sono state defezioni nella maggioranza e per l’approvazione della delibera sono stati necessari anche due voti della minoranza). Ebbene, per capire bene quale riflessione vada fatta, al di là delle dimensioni piccole o grandi dell’episodio consiliare, va ricordato a tutti che l’11 giugno fu il giorno – esattamente 40 anni fa – della morte di Enrico Berlinguer. Non è quindi retorica dire a tutti gli esponenti di una maggioranza di sinistra che soprattutto in questi giorni la loro politica, che è al servizio della collettività, non può tollerare personalismi o tatticismi che confliggano col lavoro al quale i cittadini (o perlomeno chi ancora per fortuna si reca alle urne) hanno chiamato i consiglieri, con il bene di Parma come unica finalità. “Andate strada per strada e casa per casa”, disse Berlinguer dal palco con l’ultimo sorriso…
E a proposito di franchi tiratori, al di là dell’esempio indimenticabile di Berlinguer, i consiglieri di tutti gli schieramenti avrebbero fatto bene anche a presenziare alla commemorazione di Lauro Grossi, sindaco che morì letteralmente sul campo: avrebbero ascoltato il ricordo di un politico che a Parma diede grandissimo impegno, avrebbero ascoltato le importanti parole di altri sindaci come Mara Colla, Michele Guerra e il borgotarese Marco Moglia, e avrebbero vissuto lo spirito di una stagione che non era certo senza ombre (come ho ricordato all’inizio) ma nella quale la battaglia era soprattutto fatta da idee e rispetto.
Allora, senza entrare in contesti che da fuori non conosco e quindi non mi sento di giudicare, da semplice cittadino vorrei rivolgere una doppia preghiera. Innanzitutto alla maggioranza, che ha ovviamente la responsabilità maggiore nel cercare di fare evolvere la città: quando c’è un problema ci si chiude in una stanza finché non si trova la sintesi, ma lo si fa “prima”. Quell’aula col gonfalone e la medaglia d’oro è sacra: lì si deve lavorare solo nell’interesse di Parma. E se ci sono problemi, di schieramenti, di uomini, di deleghe, meglio chiarirli oggi – a qualunque costo – che scontarli domani… Quanto all’opposizione, giusto che faccia il proprio lavoro anche critico: vorrei solo qualche comizio e qualche tono catastrofico in meno. E più oggettiva coerenza: oggi che il governo e la rappresentanza parlamentare sono tutti loro, non si può vantare l’arrivo da Roma di due militari ma poi dimenticare che la tutela dell’ordine pubblico e l’insufficienza di organici e risorse dipendono a loro volta più da Roma che da Parma.
Sia chiaro: per noi comodi commentatori da tastiera, il rispetto per chi si spende per la comunità, sotto qualunque bandiera, deve essere massimo. E ben maggiore dovrebbe essere anche il contributo di noi cittadini, ad esempio in tema di decoro urbano (ne riparleremo presto). Ma una volta premesso questo, lasciatemi dire dopo due anni – sia alla maggioranza che all’opposizione – che Parma merita meno politica da bottega, meno timidezze, meno comizi e tanta passione in più. Proprio domani, e con un bellissimo esempio di parmigianità quale è Franca Tragni, si celebrerà il ricordo di Mario Tommasini. Che a sua volta fece i suoi strappi e provocò lacerazioni, ma che soprattutto si fece ricordare per riforme e idee entrate nella storia politica di Parma e non solo.
Buon lavoro!
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