Al netto della connotazione politica (un’ottima iniziativa di Enrico Ottolini di Alleanza Verdi Sinistra), nel decennale dell’alluvione del Baganza c’è stata anche

un’ottima occasione di conoscenza, che ha avuto un’ottima partecipazione ma che andrebbe estesa e conosciuta in tutta la città, appunto al di là delle appartenenze politiche.

Punto di partenza, dicevamo, la ricorrenza tonda rispetto al giorno drammatico dell’alluvione del Baganza. Torrente tranquillo e con alcuni splendidi scorci cittadini, in questo 2024, ma furioso e inarrestabile nel 2014, quando sollevò come fuscello un container sbattuto dalla corrente contro il Ponte dei Carrettieri, prima di salire l’argine davanti a Piazzale Fiume per poi riversare le proprie acque e tanto fango nel quartiere Montanara e in alcune altre zone del sud della città.

In questo weekend se ne è parlato abbondantemente, come era inevitabile e giusto: convegni, rievocazioni giornalistiche, interventi politici… Ma l’incontro-camminata organizzato da Ottolini è stato qualcosa di diverso, e di più. Ha consentito di vedere da vicino che cosa è cambiato lungo gli argini, dove gli insediamenti a rischio (di vario tipo: attività economiche o privati, e a volte costruzioni abusive) si sono più che dimezzati, attraverso un iter non facile che è stato spiegato dal presidente del Consiglio comunale Michele Alinovi.

Oltre a questo, il discorso è spaziato sul più generale tema della gestione dei fiumi e del loro rapporto con le città, con interventi da varie angolazioni. Ha aperto la serie, con un messaggio scritto, Linda Maggiori, scrittrice e giornalista di Faenza che ha inviato una sua testimonianza sulle alluvioni della Romagna. A seguire, hanno parlato Giulio Torri, geologo esperto di sicurezza idraulica, Franca Zanichelli della Società Parmense di Scienze Naturali sulla gestione dell’ambiente fluviale e Marco Bartoli, docente dell’Università di Parma, sull’ecologia fluviale e sui vantaggi offerti dagli elementi naturali dei corsi d’acqua.

Poi, la camminata sull’argine che è stata illuminante per come ha mostrato sia ciò che si è riusciti a togliere sia ciò che ancora rimane, ovviamente con nuovi rischi. Al di là della ricorrenza decennale, e del clima da ennesima campagna elettorale che già si respira per le imminenti Regionali, ora Parma dovrà essere così intelligente da non lasciar cadere un tema così importante, per proseguire un dibattito che, anche di fronte ai cambiamenti climatici e ai dati spesso inediti sulle precipitazioni, è fondamentale per la Parma del futuro.

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