Le ultime 48 ore sono state decisamente complicate anche dalle nostre parti. Pur evitando la situazione di calamità del Bolognese e del Reggiano, anche il Parmense e la stessa città (ancora stamattina si registrava il problema del sottopasso di via Spezia) sono state colpite da maltempo e esondazioni, e nella centrale di via del Taglio è stato un fine settimana di grande impegno, che ovviamente ha coinvolto anche il Comune.

In una situazione simile, disagi e caos sono inevitabili. Ma leggendo i social, per una volta devo dire che un problema è stato sollevato giustamente, e molti lo hanno fatto anche con toni civili e propositivi. Proprio per questo, credo che una spiegazione da Piazza Garibaldi sarebbe utile e doverosa.

I fatti: nelle ore caotiche fra sabato sera e domenica mattina, vissute fra aggiornamenti in tempo reale e esame delle previsioni meteo, si è creata una singolare discrepanza: è stata annullata la Festa del Dono, mentre è stata confermata la maratona. Con due conseguenze: una è appunto la disparità fra le due decisioni; l’altra è l’inevitabile impegno per i servizi necessari al regolare svolgimento della maratona (dai mezzi di soccorso alla Polizia Locale).

E’ comprensibile che nella frenesia di quelle ore la decisione non fosse facile, ed è vero che la maratona comporta anche arrivi da fuori, pernottamenti prenotati ecc. E diamo per scontato che la decisione sia avvenuta in buona fede proprio per limitare i disagi delle centinaia di persone che si erano spostate verso Parma già sabato.

Però, il risultato è che alla fine – paradossalmente e senza nulla togliere al bello dello sport – la disparità sembra aver penalizzato chi più “meritava”: ovvero l’esercito solidale dei Donatori.

Può succedere, come dicevamo. Ma nella Parma che vorrei spero possa succedere anche che il giorno dopo, cessata una parte dell’emergenza, questa decisione venga spiegata ai parmigiani, magari anche con una parola di scusa a chi (appunto i Donatori) può essersi sentito ingiustamente penalizzato rispetto ad un avvenimento più “leggero”.

Da sempre, a mio avviso, la politica che si scusa non dà un segno di debolezza, ma di sensibilità.

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