Era lì da parecchi anni. Incuteva insieme voglia di leggere e soggezione, così come avvenne in quel bellissimo anno di liceo nel quale, poco prima di chiudere la sua carriera, ad insegnarci Italiano nella sezione C del Romagnosi tornò, dopo

la parentesi da assessore, il prof. Emilio Taverna.

Sergio Caroli, ormai nel lontanissimo 1992, si era incaricato di mettere insieme (ovviamente insieme alla famiglia del professore, scomparso nel 1988) una serie di suoi articoli e scritti vari. Quasi 500 pagine, che davvero un po’ intimorivano. Ma questa è proprio la stagione delle letture rinviate, per colmare i tanti buchi culturali di cui ognuno di noi si dovrebbe preoccupare se vuole crescere (in realtà spesso ci vediamo intorno una crescente ed esibita ignoranza…).

Sono bastate le prime pagine per sentirsi trasportare in alto. Proprio come in aula, il professor Taverna è tornato a regalare un Sapere vivo, mai staccato dalla realtà (la realtà di allora, ovviamente, ma i grandi temi e i grandi interrogativi non sono poi così diversi da oggi). Che si tratti di Dante o Leopardi, dell’Edipo o dei versi del Manzoni, si ritrova nelle pagine l’eloquio (in questo caso lo scritto) di un grande innamorato della Letteratura, della Lingua, della funzione educativa verso gli studenti.

E poi le parole su Giuseppe Verdi, gli appassionati interventi politici, non senza polemiche quando occorreva… Un tuffo in un passato non lontanissimo, del quale sarebbe sciocco avere nostalgia anziché studiarlo per riacquistare i tanti pregi di quelle stagioni rispetto alla mediocrità dei nostri dibattiti di oggi.

E’ uno dei libri che hanno rappresentato un prezioso patrimonio di cultura parmigiana (e non solo) nell’epoca della carta, ormai soppiantata da un digitale che solo in apparenza non disperde la memoria. Il volume fu pubblicato da Edizioni Scientifiche Oppici, mentre sul web ho trovato anche un riferimento a Libreria Palatina Editrice: non so quanto oggi possa essere reperibile, e ciò mi conferma che dovrebbe nascere a Parma come in ogni città un gruppo (di giovani editori e umanisti?) che si incaricasse di salvare in forma digitale tutto ciò che altrimenti rischiamo a breve di smarrire o di perdere.

Nel frattempo, sfogliare queste 486 pagine mi ha ricordato una mattina in classe, ormai mezzo secolo fa!, quando di fronte ad una stupenda lezione sul Petrarca la classe all’unisono proruppe in un caldo e grato applauso. Oggi, con ancor più convinzione, rinnovo quell’applauso, prof. Taverna. Grazie per quelle lezioni e per questo libro.

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