Se dico che oggi la Parma più viva è sulla carta, non è per…casta né per mancare di rispetto alla politica o ad altre realtà, ma perché credo veramente che
gli stimoli più avanzati, e forse più liberi, arrivino oggi dai libri e da alcuni (pochi) convegni, che spezzano il letargo globale che avvolge oggi Parma, l’Italia e forse il mondo.
La Bellezza e la Cultura ci salveranno? Occorrerebbe un ottimismo esagerato per dirlo: anzi i segnali sembrano tutti nell’altro verso, in un mondo che si affida ai Musk e ai Bannon e che al confronto sta sostituendo il bullismo di Trump&C. E’ un vento che soffia fin qui in provincia, dove si allarga ogni giorno il gruppone che pecoronamente sceglie di accontentarsi degli slogan, quando non addirittura delle evidenti fake news, con l’obiettivo di non doversi disturbare a pensare.
Che ci facevano, allora, due giornalisti in capelli grigi ieri nel centro di Parma a parlare del “vizio della memoria” e di libri di carta? Beh, a giudicare dalle presenze che hanno riempito la sala del Palazzo del Governatore e a giudicare dall’attenzione, quei due – Antonio Mascolo e Valerio Varesi – hanno combinato qualcosa di importante, da divulgare e da portare avanti tutti insieme.
Se da cronisti di razza hanno subito certificato che oggi la memoria è un impiccio e la Storia è una maestra senza allievi, nella loro chiacchierata Mascolo e Varesi hanno iniziato a cucire – a braccio ma con una sequenza priva di grinze – una Storia fatta anche di piccole storie, dalle quali ogni volta i presenti hanno potuto portarsi a casa spunti non solo di riflessione ma anche di necessaria resistenza civile per interrompere il sonno della Ragione. Partendo proprio dai rispettivi libri (i Prati Bocchi di Mascolo e i Vuoti di memoria di Varesi/commissario Soneri) hanno sfornato una dietro l’altra tante madeleine che appartengono al loro ma anche al nostro vissuto. Con una sensazione: che qui il “tempo perduto” non sia il passato di cui andare proustianamente in cerca per pura nostalgia, ma che il tempo perduto rischi di essere quel presente&futuro che della memoria vorrebbe sempre più fare a meno.
E allora vai con i ricordi e i pensieri messi sulla carta. La chiesa dove potevi anche non credere e le messe beat nel quartiere Pablo di Antonio (nella straordinaria stagione di don Pino Setti), la naturale tendenza all’integrazione – prima dei “Capannoni” della Navetta e poi degli immigrati terroni – al Montanara di Valerio. Una mappa della città nei decenni delle utopie e della ribellione: con i giovani sempre pronti a ribellarsi e a non rispettare le regole, ma consapevoli che alle sgridate (o botte) del maestro si sarebbero poi aggiunte quelle di casa. Altro che andare a menare il docente che si è permesso di sgridare il figlio, come è invece abitudine dei nostri giorni ottusi…!
Un cammino volutamente sghembo anche quando per entrambi è arrivato il momento del racconto giornalistico: la capacità di raccontare Parma si rivelò anche in una mai banale pagina di “Piccola città”, nella quale le storie dei soliti noti lasciavano il posto – per fare un esempio eloquente – allo svelamento della donna cui apparteneva la voce degli annunci alla Stazione di Parma, quando anche questi non avevano ancora ceduto il passo alla freddezza del digitale.
Nella società del “qui e ora”, due cercatori di storie che coltivano il vizio della memoria sono un regalo, ben al di là della nella serata a Palazzo del Governatore mentre la città scorreva pigra e ignara, appena fuori.
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